8. Per comprendere le cose
spirituali, per farcene cioè un'idea netta quanto quella che ci facciamo
d'un paesaggio che sta sotto i nostri occhi, ci manca in verità un
senso, esattamente come al cieco manca il senso necessario per
comprendere gli effetti della luce, dei colori e della vista senza il
contatto. Per cui è soltanto con uno sforzo dell'immaginazione che noi
vi perveniamo, nonché grazie ai confronti tratti dalle cose che ci sono
familiari. Ma le cose materiali non possono dare che delle idee molto
imperfette delle cose spirituali. È per questo che non bisognerebbe
prendere questi paragoni troppo alla lettera e credere, per esempio, che
il valore delle facoltà percettive degli Spiriti attenga alla loro
effettiva elevazione, e che essi abbiano bisogno di essere su una
montagna o al di sopra delle nuvole per abbracciare il tempo e lo
spazio.
Questa facoltà è inerente allo stato di
spiritualizzazione o, se si preferisce, di smaterializzazione. Vale a
dire che la spiritualizzazione produce un effetto che si può paragonare,
per quanto molto imperfettamente, a quello della visione d'insieme
dell'uomo che è sulla montagna. Questo raffronto aveva semplicemente lo
scopo di dimostrare come avvenimenti che sono nel futuro per gli uni,
siano nel presente per gli altri e possano così essere predetti, la qual
cosa non implica che l'effetto si produca nello stesso modo.
Per godere di tale percezione, lo Spirito non ha dunque bisogno di
trasportarsi su di un qualche punto dello spazio. Colui che è sulla
Terra, al nostro fianco, può possederla in tutta la sua pienezza, allo
stesso modo che se dalla Terra fosse lontano mille leghe, mentre noi non
vediamo nulla al di fuori dell'orizzonte visuale. Presso gli Spiriti,
non producendosi la visione né nella stessa maniera, né con gli stessi
elementi che negli uomini, tutt'altro è il loro orizzonte visuale. Ora, è
precisamente questo il senso che ci manca per concepirlo. Lo Spirito, a fianco di un incarnato, è come il vedente a fianco di un cieco.