Capitolo III - METODO
18.Il desiderio molto naturale e molto lodevole di ogni adepto — desiderio che non sarà mai abbastanza incoraggiato — è quello di fare dei proseliti. È con lo scopo di facilitare il loro compito che ci proponiamo di esaminare qui la via, secondo noi, più sicura per raggiungere questo scopo, evitando loro inutili sforzi.
Abbiamo detto che lo Spiritismo è una scienza completa e una completa filosofia. Colui che voglia seriamente conoscerlo deve, dunque, come prima condizione, disporsi a uno studio serio e convincersi che, non più che ogni altra scienza, lo Spiritismo non può essere appreso giocando.
Lo Spiritismo, l'abbiamo detto, tocca tutte le questioni che interessano l'umanità. Il suo campo è immenso ed è soprattutto nelle sue conseguenze che conviene esaminarlo. La credenza negli Spiriti ne costituisce senza dubbio la base, ma essa non è sufficiente per fare di un individuo uno Spiritista illuminato, così come la credenza in Dio non è sufficiente per farne un teologo. Vediamo dunque in qual modo conviene procedere in questo insegnamento per guidare con più sicurezza verso la convinzione.
Non siano affatto intimoriti gli adepti da questa parola "insegnamento". Non esiste solo l'insegnamento impartito dall'alto del pulpito o della tribuna, c'è anche quello della semplice conversazione. Ogni persona che cerchi di persuaderne un'altra sia attraverso il processo delle spiegazioni, sia attraverso quello delle esperienze, professa un insegnamento. Ciò che noi desideriamo è che la sua fatica dia dei frutti, ed è per questo che crediamo di dover dispensare qualche consiglio, di cui potranno egualmente approfittare coloro che vogliano istruirsi da sé stessi. Essi troveranno il modo per raggiungere con più sicurezza e rapidità l'obiettivo.
19. Generalmente si crede che per convincere sia sufficiente mostrare dei fatti. In effetti questo sembra il cammino più logico, e tuttavia l'esperienza dimostra che non sempre questo è il migliore. Infatti si vedono spesso persone, che i fatti più evidenti non riescono per nulla a convincere. A che cosa deve attribuirsi ciò? È quello che proveremo a dimostrare.
Nello Spiritismo, la questione degli Spiriti è secondaria e consecutiva; non è questo il punto di partenza, e sta precisamente qui l'errore in cui si cade e che spesso ci porta a fallire di fronte a certe persone. Non essendo gli Spiriti null'altro che le anime degli uomini, il vero punto di partenza sarà dunque l'esistenza dell'anima. Ora, come può il materialista ammettere che degli esseri vivano al di fuori del mondo materiale, quando crede sé stesso essere null'altro che materia? Come può credere che ci siano degli Spiriti al di fuori di lui, quando non crede di averne uno in sé stesso? Invano accumuleremmo davanti ai suoi occhi le prove più tangibili: le contesterebbe tutte, perché non ne ammette il principio.
Ogni insegnamento metodico deve procedere dall'elemento conosciuto a quello sconosciuto. Per il materialista, l'elemento conosciuto è la materia. Partite dunque dalla materia e cercate prima di tutto — facendogliela osservare — di convincerlo che in lui c'è qualcosa che sfugge alle leggi della materia. Brevemente: prima di renderlo SPIRITISTA cercate di renderlo SPIRITUALISTA. Ma questo è tutto un altro ordine di fatti, un insegnamento tutto speciale nel quale bisogna procedere con altri mezzi. Parlare al materialista degli Spiriti, prima ch'egli sia convinto di avere un'anima, è come incominciare da dove si dovrebbe finire, perché egli non può ammettere la conclusione se non ne ammette le premesse.
Prima dunque di cominciare a convincere un incredulo, anche con i fatti, conviene assicurarsi sulla sua opinione riguardo all'anima, vale a dire se egli crede alla sua esistenza, alla sua sopravvivenza al corpo, alla sua individualità dopo la morte. Se la sua risposta è negativa, sarebbe fatica sprecata parlargli degli Spiriti. Ecco la regola. Noi però non diciamo che tale regola non abbia delle eccezioni, ma allora il fatto è che esisterà probabilmente un'altra causa che lo renderà meno refrattario.
20. Fra i materialisti bisogna distinguere due categorie: nella prima metteremo quelli che lo sono per sistema. In loro non esiste affatto il dubbio, esiste la negazione assoluta, congetturata alla loro maniera. Ai loro occhi l'uomo non è che una macchina che funziona finché è caricata, che si guasta, e di cui dopo la morte non resta che la carcassa. Il loro numero è fortunatamente molto ristretto e da nessuna parte costituisce una scuola che sia altamente riconosciuta. Non abbiamo bisogno d'insistere sui deplorevoli effetti che risulterebbero per l'ordine sociale dalla volgarizzazione d'una simile dottrina. Noi ci siamo sufficientemente diffusi su questo argomento ne Il libro degli Spiriti (n. 147 e Conclusione, paragrafo III).
Quando abbiamo detto che il dubbio cessa negli increduli in presenza di una spiegazione razionale, bisogna eccettuare i materialisti estremisti, quelli che negano ogni potere e ogni principio intelligente al di fuori della materia. La maggior parte si ostina nella sua opinione per orgoglio e crede che il suo amor proprio debba essere impegnato a persistervi. Essi vi persistono a dispetto di tutte le prove contrarie, perché non vogliono avere la peggio. Con simile gente non c'è niente da fare; né bisogna lasciarsi illudere dal falso tono di sincerità di coloro che dicono: fatemi vedere e crederò. Ci sono poi quelli che sono più franchi e dicono schiettamente: vedrei qualcosa a cui non crederei mai.
21. La seconda categoria di materialisti — e di gran lunga la più numerosa poiché il vero materialismo è un sentimento non naturale — comprende coloro che lo sono per indifferenza e, si può dire, per mancanza di meglio. Essi lo sono non per deliberato proposito, e non domandano niente di meglio che credere, poiché l'incertezza è per loro un tormento. C'è in costoro una vaga aspirazione verso l'avvenire, ma questo avvenire è stato presentato con tali colori che la loro ragione non può accettarli; da qui il dubbio e, come conseguenza del dubbio, l'incredulità. In essi, dunque, l'incredulità non è affatto un sistema.
Presentate loro qualcosa di razionale, ed essi l'accetteranno immediatamente. Questi poi possono comprenderci, perché sono più vicini a noi di quanto, senza dubbio, essi stessi non credano.
Con i primi non parlate né di rivelazione né degli angeli né del paradiso, essi non vi comprenderebbero. Ma, ponendovi sul loro terreno, innanzi tutto dimostrate loro che le leggi della fisiologia sono impotenti a render ragione di ogni cosa. Il resto verrà in seguito.
È tutto diverso quando l'incredulità non è preconcetta, perché allora la credenza non è del tutto nulla. Si tratta di un germe latente soffocato da cattive erbe, ma che una scintilla può rianimare. È il cieco a cui si rende la vista, e che è felice di rivedere la luce. È il naufrago a cui si tende l'ancora di salvezza.
22. Accanto ai materialisti propriamente detti, c'è una terza categoria d'increduli che, benché spiritualisti almeno di nome, non sono meno refrattari: si tratta degli increduli di cattiva volontà. Costoro non sarebbero affatto contenti di dover credere, perché ciò turberebbe la loro tranquillità nei piaceri materiali. Essi temono di vedervi la condanna delle loro ambizioni, del loro egoismo e delle vanità umane con cui si deliziano. Chiudono gli occhi per non vedere e si tappano le orecchie per non sentire. Non si può che compiangerli.
23. Solo per non tralasciare di menzionarla, parleremo della quarta categoria, che chiameremo quella degli increduli interessati o di cattiva fede. Costoro sanno benissimo ciò che devono pensare dello Spiritismo, ma ostentatamente lo condannano per motivi d'interesse personale. Di costoro non v'è nulla da dire, così come con loro non v'è nulla da fare. Se il materialista puro s'inganna, egli ha almeno a suo vantaggio la scusa della buona fede, lo si può far tornare in sé provandogli il suo errore. In quest'altro, invece, c'è un partito preso, contro cui tutti gli argomenti vengono a infrangersi. Il tempo s'incaricherà di aprir loro gli occhi e di mostrare, forse a loro spese, dove erano i loro veri interessi. Infatti, non potendo impedire alla verità di espandersi, essi saranno travolti dal torrente e, con loro, quegli interessi che credevano di salvaguardare.
24. Oltre a queste diverse categorie di oppositori, ne esiste una gamma infinita di altre, tra cui si possono contare gli increduli per pusillanimità: il coraggio verrà loro quando vedranno che gli altri non bruciano; gli increduli per scrupoli religiosi: uno studio illuminato insegnerà loro che lo Spiritismo poggia sulle basi fondamentali della religione, la quale rispetta tutte le credenze: anzi uno dei suoi effetti è quello di infondere dei sentimenti religiosi in coloro che non ne hanno, e di rafforzarli in coloro nei quali sono vacillanti. Seguono poi gli increduli per orgoglio, per spirito di contraddizione, per noncuranza, per leggerezza ecc.
25.Non possiamo omettere una categoria che chiameremo quella degli increduli per disillusione. Essa comprende le persone che sono passate da una fede esagerata all'incredulità, poiché hanno provato dei disinganni; scoraggiate, hanno allora abbandonato tutto, hanno respinto tutto. Esse rientrano nel caso di colui che nega la buona fede per essere stato ingannato.
Questo è ancora una volta il risultato di uno studio incompleto sullo Spiritismo e di una mancanza d'esperienza. Colui che è mistificato dagli Spiriti generalmente lo è perché domanda loro ciò che essi non devono o non possono dire, oppure perché non è abbastanza illuminato sulla cosa per poter discernere la verità dall'impostura. Molti, d'altra parte, non vedono nello Spiritismo che un nuovo mezzo di divinazione e immaginano che gli Spiriti esistano per predire la buona sorte. Ora, gli Spiriti leggeri e burloni non perdono occasione per divertirsi a spese di costoro. Avviene così ch'essi annunceranno mariti alle giovanette e onori, eredità, tesori nascosti all'ambizioso ecc. Da qui nascono spesso disinganni spiacevoli, da cui tuttavia l'uomo serio e prudente sa sempre tenersi lontano.
26. Una categoria numerosissima, addirittura la più numerosa di tutte, ma che non potrebbe essere collocata fra quelle degli oppositori, è la categoria degli incerti. Essi sono generalmente spiritualisti per principio. C'è nella maggior parte di loro una vaga intuizione delle idee spiritiste, un'aspirazione verso un qualcosa che non possono definire; non manca ai loro pensieri che d'essere coordinati e formulati. Lo Spiritismo è per loro come una linea di luce: è il chiarore che dissipa la nebbia. Così accolgono lo Spiritismo con rapidità, perché esso li libera dalle angosce dell'incertezza.
27. Se, da qui, gettiamo un'occhiata sulle diverse categorie di credentinoi troveremo innanzitutto gli Spiritisti ignari d'esserlo. Questa, propriamente parlando, è una varietà della categoria precedente. Senza aver mai sentito parlare della Dottrina Spiritista, essi hanno innato il sentimento dei grandi principi che da essa provengono, e questo sentimento si riflette su alcuni passi dei loro scritti e dei loro discorsi, a tal punto che udendoli li si crederebbe assolutamente degli adepti. Se ne trovano numerosi esempi negli scrittori sacri e profani, nei poeti, negli oratori, nei moralisti, nei filosofi antichi e moderni.
28. Fra coloro che si sono convinti attraverso uno studio diretto possiamo distinguere:
1°. coloro che credono puramente e semplicemente alle manifestazioni. Lo Spiritismo è per loro una semplice scienza d'osservazione, una serie di fatti più o meno curiosi. Noi li chiameremo Spiritisti sperimentatori;
2°. coloro che vedono nello Spiritismo, oltre ai fatti, qualcos'altro. Ne comprendono la parte filosofica, ammirano la morale che ne deriva, ma non la praticano. La sua influenza sul loro carattere è insignificante o nulla; non cambiano alcuna delle loro abitudini e non rinuncerebbero a un solo piacere. L'avaro è sempre avaro, l'orgoglioso sempre pieno di sé, l'invidioso e il geloso sempre ostili. Per loro la carità cristiana non è che una bella massima. Sono, questi, gli Spiritisti imperfetti;
3°. coloro che non si accontentano di ammirare la morale, ma la praticano e ne accettano tutte le conseguenze. Convinti che l'esistenza terrena è una prova passeggera, cercano di mettere a frutto questi brevi istanti, per marciare sulla via del progresso — che è il solo a poter elevarli nella gerarchia del mondo degli Spiriti — sforzandosi di fare il bene e di reprimere le inclinazioni cattive. Le relazioni con loro offrono sempre sicurezza, poiché la loro convinzione li allontana da ogni pensiero del male. La carità è in tutte le cose la regola della loro condotta. Questi sono i veri Spiritisti o, per meglio dire, gli Spiritisti cristiani;
4°. vi sono, infine, gli Spiritisti esaltati. La specie umana sarebbe perfetta se essa prendesse sempre solo il lato buono delle cose. L'esagerazione è nociva in tutto. Nello Spiritismo essa ripone una fiducia troppo cieca e spesso puerile nelle cose del mondo invisibile e fa accettare troppo facilmente e senza controlli ciò di cui la riflessione e l'analisi dimostrerebbero l'assurdità o l'impossibilità. Ma l'entusiasmo non riflette, abbaglia. Questa sorta di adepti è più nociva che utile alla causa dello Spiritismo. Sono i adatti a convincere, perché si diffida, e con ragione, della loro opinione. Essi sono vittime della loro gran buona fede da parte sia degli Spiriti mistificatori, sia degli uomini che cercano di sfruttare la loro credulità. Se essi fossero i soli a doverne subire le conseguenze, non sarebbe che il male minore; il peggio è che, senza volerlo, offrono delle armi agli increduli, i quali cercano le occasioni per farsi beffe dello Spiritismo piuttosto che quelle per convincersene, né mancano di attribuire genericamente a tutti il ridicolo di alcuni. Senza dubbio, questo non è né giusto né razionale. Ma, si sa, gli avversari dello Spiritismo non riconoscono che le loro ragioni come le sole di buona lega, e conoscere a fondo ciò di cui parlano è la minore delle loro preoccupazioni.
29.I mezzi di convincimento variano estremamente a seconda degli individui: ciò che persuade gli uni non produce nulla sugli altri. Il tale è convinto da certe manifestazioni materiali, il talaltro da comunicazioni intelligenti, il maggior numero dal ragionamento. Noi possiamo anche dire che per la maggior parte di coloro che non sono preparati attraverso il ragionamento, i fenomeni materiali sono di ben poco peso. Quanto più questi fenomeni sono straordinari e si discostano dalle leggi comuni, tanto più incontrano opposizione. E ciò per una ragione semplicissima: si è naturalmente portati a dubitare d'una cosa che non abbia una conferma razionale; ciascuno la considera dal suo punto di vista e se la spiega a modo suo. Il materialista vi scorge una causa puramente fisica o una frode, l'ignorante e il superstizioso una causa diabolica o soprannaturale. Una spiegazione preliminare, invece, produce l'effetto di distruggere le idee preconcette e di mostrare, se non la realtà, almeno la possibilità della cosa, che viene compresa ancor prima di essere stata vista. Ora, dal momento che la possibilità è riconosciuta, la convinzione è per tre quarti raggiunta.
30. È forse utile cercare di convincere un incredulo ostinato? Abbiamo già detto che ciò dipende dalle cause e dalla natura della sua incredulità. Sovente, l'insistenza che uno può mettere nel persuaderlo lo porta a credere in una sua personale importanza, ed è questa per lui ragione di più per ostinarsi. Chi non è convinto né dal ragionamento né dai fatti è colui che deve ancora affrontare la prova dell'incredulità. Bisogna lasciare alla Providenza la cura di fargli incontrare circostanze più favorevoli. Tanti sono quelli che non chiedono altro che di ricevere la luce, ragion per cui non vale la pena di perdere il proprio tempo con quelli che la respingono. Indirizzatevi dunque verso gli uomini di buona volontà, il cui numero è più grande di quanto non si creda, e il loro esempio, moltiplicandosi, vincerà ogni resistenza più di quanto non riescano a fare le parole.
Il vero Spiritista non mancherà mai di fare il bene: cuori affranti da sollevare, consolazioni da offrire, disperazioni da calmare, riforme morali da attuare. Qui è la sua missione e qui troverà anche la sua vera soddisfazione. Lo Spiritismo è nell'aria; si diffonde attraverso la forza delle cose anche perché rende felici coloro che lo professano. Quando i suoi avversari sistematici lo sentiranno riecheggiare intorno a sé e fra i loro stessi amici, capiranno il proprio isolamento e saranno indotti o a tacere o ad arrendersi.
31. Per procedere nell'insegnamento dello Spiritismo come si farebbe con le scienze ordinarie, bisognerebbe passare in rivista tutta la serie dei fenomeni che possono prodursi, incominciando dai più semplici per arrivare a quelli più complicati. Ora, questo non è possibile, perché sarebbe impossibile fare un corso di Spiritismo sperimentale, come si farebbe un corso di fisica o di chimica. Nelle scienze naturali si opera sulla materia grossolana che si manipola secondo la propria volontà, e si è quasi sempre certi di poterne regolare gli effetti. Nello Spiritismo si ha a che fare con delle intelligenze che hanno la loro libertà e che a ogni istante ci dimostrano che esse non sono sottoposte ai nostri capricci. Bisogna dunque osservare, attendere i risultati, coglierli al volo. Anche noi dunque diciamo chiaramente che chiunque si vantasse di ottenerli secondo la propria volontà non può essere che un ignorante o un impostore. È per questo che il VERO Spiritismo non darà mai spettacolo di sé né calcherà mai le scene. C'è addirittura qualcosa d'illogico nel supporre che degli Spiriti corrano a fare la parata e si sottopongano a una investigazione come degli oggetti di curiosità. I fenomeni, dunque, potrebbero o non accadere quando se ne avrebbe bisogno, o presentarsi in ordine ben diverso da quello che si desidera. Aggiungiamo ancora che, per ottenerli, occorrono delle persone dotate di facoltà speciali, e che queste facoltà variano all'infinito secondo l'attitudine degli individui. Ora, siccome è estremamente raro che la medesima persona abbia tutte le attitudini, esiste una difficoltà in più, poiché bisognerebbe sempre avere a portata di mano una vera collezione di medium, la qual cosa è quasi impossibile.
Il mezzo per ovviare a questo inconveniente è semplicissimo: occorre incominciare dalla teoria. Qui tutti i fenomeni vengono passati in rassegna, sono spiegati, ci se ne può render conto, si può comprendere la possibilità, si possono conoscere le condizioni nelle quali è possibile che si producano o che incontrino degli ostacoli. Allora, qualunque sia l'ordine con il quale sono indotti dalle circostanze, essi non avranno più niente che possa sorprendere. Questa strada offre ancora un altro vantaggio, quello cioè di risparmiare, a chi voglia operare, una infinità di disinganni. Premunito contro le difficoltà, egli può stare in guardia ed evitare di acquisire l'esperienza a sue spese.
Ci sarebbe difficile dire, da quando ci occupiamo di Spiritismo, il numero delle persone che sono venute da noi, e, fra queste, quante ne abbiamo viste rimanere indifferenti o incredule in presenza dei fatti più palesi, ed essere persuase, più tardi, solo da una spiegazione ragionata. Altrettanto è difficile dire quante altre persone siano state predisposte al convincimento dal ragionamento, quante altre, infine, siano state persuase senza nulla aver visto, ma unicamente perché avevano compreso.
È dunque per esperienza che noi parliamo ed è anche per questo che noi diciamo che il miglior metodo d'insegnamento spiritista è quello di indirizzarsi verso la ragione, prima di dirigersi agli occhi. È il metodo che noi seguiamo nelle nostre lezioni e non abbiamo che da congratularcene.[1]
[1] Il nostro insegnamento teorico e pratico è sempre gratuito.
32. Lo studio preliminare della teoria ha un altro vantaggio, quello cioè di mostrare immediatamente la grandezza dello scopo e il valore di questa scienza. Colui che inizia vedendo una tavola ruotare o battere dei colpi si sente più incline all'irrisione, poiché difficilmente può immaginarsi che da una tavola possa scaturire una dottrina rigeneratrice dell'umanità. Noi abbiamo sempre osservato che quelli che credono — prima d'aver visto — solo perché hanno letto e compreso, lungi dall'essere superficiali, sono al contrario quelli che riflettono di più. Attaccandosi più alla sostanza che alla forma, per loro la parte filosofica è la principale, e i fenomeni propriamente detti sono l'accessorio. Essi dicono che anche qualora questi fenomeni non esistessero, ne resterebbe almeno una filosofia che sola risolve problemi finora insoluti, che sola dà del passato e del suo avvenire la teoria più razionale. Essi, dunque, preferiscono una dottrina che spieghi a fronte di ogni altra che non spieghi o che spieghi male.
Chiunque rifletta comprende benissimo che si potrebbe fare astrazione delle manifestazioni, e che la Dottrina non cesserebbe di sussistere. Le manifestazioni vengono a corroborarla, a confermarla, ma non ne costituiscono la base essenziale; l'osservatore serio non le respinge, al contrario, ma attende le circostanze favorevoli che gli permetteranno di esserne testimone. La prova di ciò che noi avanziamo è che, prima di aver sentito parlare delle manifestazioni, una quantità di persone aveva l'intuizione di questa Dottrina, la quale non ha fatto che dare un corpo, un insieme alle loro idee.
33. Del resto non sarebbe esatto dire che coloro che iniziano dalla teoria manchino di oggetti di osservazioni pratiche. Al contrario, non solo essi non mancano di manifestazioni, ma queste devono avere ai loro occhi addirittura un peso maggiore di quelle che si potrebbero produrre davanti a loro. Si tratta di numerosi fatti di manifestazioni spontanee di cui parleremo nei capitoli successivi. Poche sono le persone che non ne abbiano conoscenza almeno per sentito dire. Molte ne hanno avute loro stesse, ma non vi avevano prestato che una mediocre attenzione. La teoria ha la peculiarità di darne la spiegazione. E noi diciamo che questi fatti hanno un gran peso, quando poggiano su testimonianze irrefutabili, perché non se ne può supporre né preparazione né connivenza. Se i fenomeni provocati non esistessero, non per questo cesserebbero di esistere quelli spontanei, e lo Spiritismo non avrebbe per risultato che quello di darne una soluzione razionale, la qual cosa sarebbe già molto. Inoltre, la maggior parte di coloro che leggono preventivamente riportano le loro reminiscenze su questi fatti, che sono per loro una conferma della teoria.
34. Stranamente s'ingannerebbe circa il nostro modo di vedere chi supponesse che noi consigliamo di trascurare i fatti. È attraverso i fatti che siamo arrivati alla teoria. È vero che ci è occorso per questo un lavoro assiduo di parecchi anni e di migliaia di osservazioni; ma poiché i fatti ci sono serviti e ci servono tutti i giorni, saremmo incoerenti con noi stessi se ne contestassimo l'importanza, soprattutto ora che stiamo realizzando un libro destinato a farli conoscere. Noi diciamo soltanto che senza il ragionamento essi non sono sufficienti a determinare la convinzione. Una spiegazione preventiva, invece, la quale distrugga i preconcetti e dimostri che essi non sono per nulla opposti alla ragione, dispone ad accettarli.
Questo è così vero che, su dieci persone completamente agli esordi, le quali assisteranno a una seduta di sperimentazione — fosse pure una delle più soddisfacenti dal punto di vista degli adepti — nove usciranno senza essere convinte, e alcune saranno più incredule di prima, poiché gli esperimenti non avranno corrisposto alla loro aspettativa. Avverrà completamente il contrario con quelle persone che potranno rendersene conto attraverso una conoscenza teorica anticipata. Per loro si tratta di un mezzo di controllo, ma nulla le sorprende, neppure l'insuccesso, poiché esse sanno in quali condizioni i fatti si producono, e che non bisogna da tali fatti aspettarsi se non quello ch'essi possono dare. La loro preventiva conoscenza, dunque, le mette in grado di rendersi conto di tutte le anomalie, permettendo di cogliervi un'infinità di dettagli e di gradualità spesso delicatissime. Questi sono per loro mezzi di convincimento che sfuggono all'osservatore ignorante.
Tali motivi ci inducono ad ammettere alle nostre sedute sperimentali solamente le persone che possiedono delle nozioni preparatorie sufficienti per comprendere quello che vi si fa, persuasi che le altre persone vi perderebbero il loro tempo o ci farebbero perdere il nostro.
35. A coloro che vorranno acquisire queste conoscenze preliminari attraverso le nostre opere, l'ordine di lettura da noi consigliato è il seguente:
1°. Che cos'è lo Spiritismo? Questo libriccino, di poco più d'un centinaio di pagine, è un'esposizione sommaria dei principi della Dottrina Spiritista, un colpo d'occhio generale che permette d'abbracciare l'insieme in un quadro ristretto. Con poche parole esso ne illustra lo scopo, e ognuno può giudicarne l'importanza. Vi si trova inoltre la risposta alle principali questioni e obiezioni che le persone novizie si sentono naturalmente propense a porre. Questa prima lettura, che richiede solo poco tempo, è un'introduzione che facilita uno studio più approfondito.
2°. Il libro degli Spiriti. Contiene la dottrina completa, dettata dagli Spiriti stessi, con tutta la sua filosofia e tutte le sue conseguenze morali. È la rivelazione del destino dell'uomo, l'iniziazione alla conoscenza della natura degli Spiriti e ai misteri della vita d'oltretomba. Leggendolo si comprende come lo Spiritismo abbia uno scopo serio e non sia un frivolo passatempo.
3°. Il libro dei Medium. È destinato a guidare coloro che desiderano inoltrarsi nella pratica delle manifestazioni, attraverso la conoscenza dei mezzi più idonei per comunicare con gli Spiriti. È una guida sia per i medium sia per gli evocatori, ed è il complemento de Il libro degli Spiriti.
4°. La Rivista Spiritista. È una raccolta antologica di fatti, di spiegazioni teoriche e di brani isolati che completano quanto è detto nelle due precedenti opere e ne è in qualche modo l'applicazione. Se ne può fare la lettura nello stesso tempo, ma essa sarà più proficua e intelligibile soprattutto dopo quella de Il libro degli Spiriti.
Questo è quanto per ciò che ci concerne. Coloro, poi, che di una scienza vogliano conoscere tutto devono necessariamente leggere tinto ciò che sulla materia è stato scritto, o almeno le cose principali, e non limitarsi a un solo autore. Essi devono anche leggere il pro e il contro, le critiche come pure le apologie, iniziarsi ai differenti sistemi, allo scopo di poter giudicare attraverso il raffronto.
Da questo lato, noi non preconizziamo né critichiamo alcuna opera, non volendo assolutamente influire sull'opinione che ci se ne può formare. Apportando la nostra pietra all'edificio, noi ci collochiamo nelle righe. Non ci appartiene affatto essere giudice e parte, né abbiamo la ridicola pretesa di essere gli unici dispensatori della luce. È il lettore che deve separare il buono dal cattivo, il vero dal falso.