Capitolo XXIV - IDENTITÀ DEGLI SPIRITI
Possibili prove di identità - Distinzione dei buoni e dei cattivi Spiriti -
Domande sulla natura e sull'identità degli Spiriti
Possibili prove d'identità
255. La questione dell'identità degli Spiriti è una delle più controverse, anche fra gli adepti dello Spiritismo. Il fatto è che gli Spiriti non ci portano un atto di notorietà, e si sa con quale facilità certuni fra di loro prendono dei nomi in prestito. Così, dopo l'ossessione, questa è una delle più grandi difficoltà dello Spiritismo pratico. Del resto, in molti casi, l'identità assoluta è una questione secondaria e senza reale importanza.
L'identità dello Spirito dei personaggi antichi è la più difficile da costatare, spesso anzi essa è impossibile, e ci si riduce a una valutazione puramente morale. Si giudicano gli Spiriti — come d'altronde gli uomini — dal loro linguaggio. Se uno Spirito si presenta sotto il nome di Fénelon, per esempio, e dice trivialità o puerilità, è più che certo che non può essere lui; ma se dice solo cose degne del carattere di Fénelon, e che questi non disapproverebbe, c'è, se non una prova almeno materiale, ogni probabilità morale che possa essere lui. È in questo caso soprattutto che l'identità reale è una questione accessoria. Dal momento che lo Spirito non dice che buone cose, poco importa il nome sotto il quale esse ci sono date.
Senza dubbio si obietterà che lo Spirito che prendesse un nome fittizio, sia pure per dire solo del bene, non per questo non commetterebbe una frode, e che di conseguenza non può essere un buono Spirito. Ma qui ci sono sottigliezze e sfumature assai difficili da intendere e che noi proveremo a sviluppare.
256. Nella misura in cui gli Spiriti si purificano e si elevano nella gerarchia, i caratteri distintivi della loro personalità si dissolvono in qualche modo nella uniformità della perfezione, e tuttavia non per questo essi non conservano la loro individualità. Questo è ciò che avviene per gli Spiriti superiori e per i puri Spiriti. In questa posizione il nome che essi avevano sulla Terra, in una delle mille esistenze corporali
effimere attraverso le quali essi sono passati, è cosa del tutto insignificante. Osserviamo ancora che gli Spiriti sono attirati gli uni verso gli altri dalla somiglianza delle loro qualità, e che essi formano così dei gruppi, o famiglie, per simpatia. D'altronde, se si considera il numero immenso di Spiriti che, dall'origine dei tempi, deve essere arrivato ai primi gradi, e se lo si confronta con il numero così limitato degli uomini che hanno lasciato un grande nome sulla Terra, si comprenderà che, fra gli Spiriti superiori che possono comunicare, la maggior parte di essi non deve avere un nome per noi. Ma siccome abbiamo bisogno di nomi per fissare le nostre idee, essi possono prendere quello del personaggio conosciuto, la cui natura meglio si identifica con la loro. È così che i nostri Angeli Custodi si fanno conoscere il più delle volte sotto il nome di uno dei santi che veneriamo, e generalmente sotto il nome di quello per il quale abbiamo maggior simpatia. Ne consegue che se l'Angelo Custode di una persona si presenta, ad esempio, per san Pietro, non c'è nessuna prova materiale che sia esattamente l'apostolo che porta questo nome. Può essere lui come può essere uno Spirito del tutto sconosciuto, appartenente alla famiglia di Spiriti di cui san Pietro fa parte. Ne consegue ancora che, qualunque sia il nome sotto il quale si invoca il proprio Angelo Custode, egli si presenterà all'appello che gli è stato rivolto, perché è attirato dal pensiero e perché il nome gli è indifferente.
Avviene la medesima cosa tutte le volte che uno Spirito superiore comunica spontaneamente sotto il nome di un personaggio conosciuto. Niente prova che sia precisamente lo Spirito di questo personaggio; ma se egli non dice nulla che smentisca la nobiltà del carattere di quest'ultimo, v'è la
presunzione che si tratti di lui, e in tutti i casi si può dire che se non è lui, deve essere uno Spirito del medesimo grado, o forse anche da quello inviato. Riassumendo, la questione del nome è secondaria, potendo il nome essere considerato come un semplice indizio del rango che occupa lo Spirito nella scala spiritista.
La posizione è tutt'altra, allorché uno Spirito d'un ordine inferiore si adorni di un nome rispettabile per dar credito alle sue parole, e questo caso è talmente frequente che non sarà mai troppa l'attenzione che si dovrà prestare contro questo genere di sostituzioni. È infatti grazie a questi nomi fittizi, e all'aiuto soprattutto della fascinazione, che certi Spiriti sistematici, più orgogliosi che sapienti, cercano di avvalorare le idee più ridicole.
La questione dell'identità è dunque, come abbiamo detto, pressappoco indifferente quando si tratti di istruzioni generali, poiché gli Spiriti migliori possono sostituirsi gli uni con gli altri, senza che ciò porti delle conseguenze. Gli Spiriti superiori formano, per così dire, un tutto collettivo, le cui individualità, a parte poche eccezioni, ci sono completamente sconosciute. Ciò che a noi interessa non è la loro persona, ma il loro insegnamento. Ora, dal momento che questo insegnamento è buono, poco importa che colui che lo elargisce si chiami Pietro o Paolo. Si giudica dalla qualità e non dalla insegna. Se un vino è scadente, non sarà l'etichetta a renderlo migliore. Diversamente stanno le cose nelle comunicazioni intime, perché è l'individuo, la sua persona stessa che ci interessa, ed è con ragione che, in questa circostanza, uno tiene ad assicurarsi che lo Spirito che risponde al nostro appello è realmente quello che si desidera.
257. L'identità è molto più facile da costatare quando si tratta di Spiriti contemporanei, di cui si conoscono il carattere e le abitudini, poiché sono esattamente queste abitudini — di cui essi non hanno ancora avuto il tempo di spogliarsi — gli elementi attraverso i quali si fanno riconoscere. E — diciamolo subito — è questo uno dei segni più sicuri d'identità. Lo Spirito può senza dubbio, a seguito della domanda che al riguardo gli viene posta, dare prove della sua identità, ma egli lo fa sempre e soltanto se ciò gli conviene, poiché generalmente questa domanda lo ferisce, ed è per questo che bisogna evitarla. Lasciando il suo corpo, lo Spirito non ha abbandonato la sua suscettibilità; egli si irrita a ogni domanda che abbia lo scopo di metterlo alla prova. È
una domanda che non si oserebbe rivolgergli se si presentasse da vivo, per paura di mancare alle convenienze. Perché dunque si dovrebbero avere per lui meno riguardi dopo la morte? A un uomo che si presentasse in un salotto declinando il suo nome, andrà forse qualcuno a dirgli a bruciapelo di provare ch'egli è veramente il tale esibendo i suoi titoli, con il pretesto che ci sono in giro degli impostori? Questo uomo avrebbe certamente il diritto di esortare il richiedente ad attenersi alle regole del saper vivere. È ciò che fanno gli Spiriti, non rispondendo oppure ritirandosi. Facciamo, per esempio, un paragone. Supponiamo che l'astronomo Arago, quando era vivo, si fosse presentato in una casa dove la sua persona non fosse stata conosciuta e lo si fosse così apostrofato: "Voi dite che siete Arago, ma siccome noi non vi conosciamo, vogliate provarcelo rispondendo alle nostre domande; risolvete il tale problema di astronomia; diteci il vostro nome e cognome, quello dei vostri figli, ciò che faceva nel tal giorno, alla tale ora ecc." Che cosa avrebbe risposto? Ebbene, come Spirito, farebbe ciò che avrebbe fatto da vivo, e lo stesso fanno gli altri Spiriti.
258. Mentre da una parte gli Spiriti si rifiutano di rispondere alle domande puerili e stravaganti che ci si sarebbe fatti scrupolo di rivolger loro quando erano vivi, dall'altra sovente essi stessi danno spontaneamente delle prove irrefutabili della loro identità, attraverso il loro carattere, che si rivela nel linguaggio, attraverso l'impiego di parole che erano loro familiari, attraverso la citazione di certi fatti e particolarità della loro vita qualche volta sconosciuti agli astanti, e la cui esattezza ha potuto essere verificata. Le prove d'identità risultano inoltre da una infinità di circostanze impreviste che non sempre si presentano alla prima occasione, ma piuttosto nel prosieguo dei colloqui. Conviene dunque attenderle senza provocarle, osservando con attenzione tutte quelle che possono provenire dalla natura delle conversazioni (vedere il fatto riferito nel n. 70).
259. Un mezzo che s'impiega a volte con successo per assicurarsi circa l'identità, quando lo Spirito che comunica è sospetto, consiste nel fargli affermare,
nel nome di Dio onnipotente, ch'egli è proprio quello che dice di essere. Accade spesso che colui che prende un nome usurpato indietreggi davanti a un sacrilegio, e che, dopo aver cominciato a scrivere:
Io affermo, nel nome di..., si fermi e tracci con collera delle righe insignificanti o che spezzi la matita. Se poi è ancora più ipocrita, egli elude la questione con una riserva mentale, scrivendo, per esempio:
Io vi certifico che dico la verità; o, meglio ancora:
Io attesto, nel nome di Dio, che sono proprio io colui che vi parla ecc. Ma ve ne sono di quelli che non sono così scrupolosi e che giurano tutto ciò che si vuole. Uno di essi aveva comunicato con un medium dicendo di essere Dio, e il medium, onoratissimo d'un così alto favore, non aveva esitato a credervi. Evocato da noi, lo Spirito non osò sostenere la sua impostura e disse: "Non sono Dio, ma sono Suo figlio". "Voi siete dunque Gesù? Ciò è molto poco probabile, in quanto Gesù è situato troppo in alto per usare un qualsiasi sotterfugio. Osate dunque affermare, nel nome di Dio, che voi siete il Cristo?" "Non dico che io sia Gesù, ma dico che sono il figlio di Dio perché sono una delle Sue creature".
Si deve da ciò concludere che il rifiuto da parte di uno Spirito di affermare la sua identità nel nome di Dio è sempre una prova manifesta che il nome che egli ha preso è una impostura, ma che pure l'affermazione non è che una presunzione e non una prova certa.
260. Ugualmente si può includere, tra le prove d'identità, la somiglianza della scrittura con la firma; ma, oltre al fatto che non tutti i medium è dato di ottenere questo risultato, non sempre questa è una garanzia sufficiente. Vi sono dei falsari nel mondo degli Spiriti, come ci sono in questo nostro. Non si tratta dunque che di una presunzione d'identità, che acquista valore soltanto attraverso le circostanze che l'accompagnano. La stessa cosa avviene con tutti i segni materiali che alcune persone hanno, come talismani inimitabili, dagli Spiriti mentitori. Per quanti osano spergiurare nel nome di Dio o contraffare una firma, per costoro un segno materiale qualsiasi non può offrire loro un ostacolo maggiore. La migliore di tutte le prove d'identità sta nel linguaggio e nelle circostanze fortuite.
261. Senza dubbio, si dirà che se uno Spirito può imitare una firma, egli può altrettanto bene imitare un linguaggio. Noi ne abbiamo incontrati di quelli che assumevano sfrontatamente il nome del Cristo e, per ingannare, simulavano lo stile evangelico e a vanvera largheggiavano nelle parole ben conosciute:
In verità, in verità, io ve lo dico. Ma quando si studiava l'insieme
senza prevenzioni; quando si scrutava nel profondo dei loro pensieri e si valutava la portata delle loro espressioni; quando a fianco di belle massime di carità si notavano delle raccomandazioni puerili e ridicole, uno avrebbe dovuto essere
fascinato per rimanerne ingannato. Sì, è vero, certe parti della forma materiale del linguaggio possono essere imitate, ma non il pensiero. Giammai l'ignoranza imiterà il vero sapere, e giammai il vizio imiterà la vera virtù. Sempre, da qualche parte, apparirà la piccola punta dell'orecchio. Ed è proprio ora che il medium e anche l'evocatore hanno bisogno di tutta la loro perspicacia e di tutta la loro ponderatezza per distinguere la verità dalla menzogna. Essi devono persuadersi che gli Spiriti perversi sono capaci di tutte le astuzie, e che più il nome, sotto il quale uno Spirito si annuncia, è elevato, più deve ispirare loro diffidenza. Quanti i medium che hanno ricevuto comunicazioni apocrife firmate col nome di Gesù, Maria o di un santo venerato!
Distinzione tra i buoni e i cattivi Spiriti
262. Se l'identità assoluta degli Spiriti è, in molti casi, una questione accessoria e senza importanza, non è la stessa cosa per quanto riguarda la distinzione tra i buoni e i cattivi Spiriti. La loro individualità può esserci indifferente, la loro qualità non lo è mai. In tutte le comunicazioni istruttive, è dunque su questo punto che occorre concentrare tutta l'attenzione, perché solo ciò può darci la misura della fiducia che possiamo accordare allo Spirito che si manifesta, qualunque sia il nome sotto il quale egli lo faccia. Lo Spirito che si manifesta è buono o cattivo? A quale grado della scala spiritista egli appartiene? Ecco le questioni principali (vedere "
Scala spiritista" ne
Il Libro degli Spiriti, n. 100).
263. Si giudicano gli Spiriti, abbiamo detto, come si giudicano gli uomini: dal loro linguaggio. Supponiamo che un uomo riceva venti lettere da persone che gli sono sconosciute. Dallo stile, dai pensieri, da una infinità di segni, infine, egli giudicherà quelle che sono colte o ignoranti, educate o volgari, superficiali, profonde, frivole, orgogliose, serie, leggere, sentimentali ecc. Così è anche per gli Spiriti. Bisogna considerarli come dei corrispondenti, che non si sono mai visti, e domandarsi che cosa si potrebbe pensare del sapere e del carattere di un uomo che dicesse o scrivesse simili cose. Si può porre come regola invariabile e senza eccezione che
il linguaggio degli Spiriti è sempre in relazione con il grado della loro elevazione. Non solo gli Spiriti realmente superiori dicono soltanto buone cose, ma le dicono in termini che escludono nella maniera più assoluta ogni trivialità. Per quanto buone possano essere quelle cose, se esse sono offuscate anche da una sola espressione che denoti bassezza, è un segno indubitabile d'inferiorità, e a maggior ragione se l'insieme della comunicazione ferisce le convenienze con la sua grossolanità. Il linguaggio svela sempre la sua origine, sia per il pensiero ch'esso traduce, sia per la sua forma; e così quand'anche uno Spirito volesse ingannarci circa la sua pretesa superiorità, è sufficiente conversare per un certo tempo con lui per valutarlo.
264. La bontà e la benevolenza sono anch'esse degli attributi essenzialidegli Spiriti purificati. Essi non nutrono odio né per gli uomini né per gli altri Spiriti; compiangono le debolezze, criticano gli errori, sì, ma sempre con moderazione, senza fiele e senza animosità. Se si ammette che gli Spiriti veramente buoni non possono volere che il bene e non possono dire che cose buone, se ne concluderà che tutto ciò che, nel linguaggio degli Spiriti, riveli una mancanza di bontà e di benevolenza, non può provenire da un buono Spirito.
265. L'intelligenza è ben lungi dall'essere un segno indiscutibile di superiorità, perché l'intelligenza e la morale non sempre marciano fianco a fianco. Uno Spirito può essere buono, benevolo e avere cognizioni limitate, mentre uno Spirito intelligente e colto può essere di gran lunga inferiore in moralità.
Abbastanza in generale, si crede che, interrogando lo Spirito di un uomo che sia stato erudito in una certa specialità sulla Terra, si otterrà più sicuramente la verità. Questo è logico e tuttavia non sempre è vero. L'esperienza dimostra che gli scienziati — tanto quanto gli altri uomini, quelli soprattutto che hanno lasciato la Terra da poco tempo — sono ancora sotto il dominio dei pregiudizi della vita corporea e non si liberano immediatamente dello Spirito di sistema. Può dunque darsi che sotto l'influenza delle idee che hanno accarezzato da vivi, e di cui si sono fatti un titolo di gloria, essi vedano con minor chiarezza di quanto supponiamo. Noi non presentiamo affatto questo principio come una regola, ci mancherebbe altro! Noi diciamo soltanto che il fatto avviene e che, di conseguenza, la loro scienza umana non sempre è una prova della loro infallibilità come Spiriti.
266. Sottoponendo tutte le comunicazioni a uno scrupoloso esame, scrutando e analizzando il pensiero e le espressioni, come si fa quando si tratta di giudicare un'opera letteraria, rigettando
senza esitare tutto ciò che pecca contro la logica e il buonsenso, tutto ciò che sconfessa il carattere dello Spirito che si suppone essere quello che si sta manifestando, si scoraggiano gli Spiriti ingannatori, i quali finiscono per ritirarsi, una volta che siano ben convinti di non poterci illudere. Lo ripetiamo: questo mezzo è unico, ma è infallibile, poiché non c'è cattiva comunicazione che possa resistere a una critica rigorosa. I buoni Spiriti non se ne offendono mai, perché essi stessi lo consigliano, anche perché non hanno niente da temere dall'esame. Solo i cattivi Spiriti si formalizzano e cercano di evitarlo, perché hanno tutto da perderci; ed è anche attraverso ciò che ci danno la prova di quello che sono.
Ecco a questo riguardo il consiglio datoci da san Luigi:
«Qualunque sia la fiducia legittima che v'ispirano gli Spiriti che presiedono ai vostri lavori, c'è una raccomandazione che non potremmo mai ripetere abbastanza e che voi dovreste sempre avere presente nella vostra memoria quando vi dedicate ai vostri studi. La nostra raccomandazione è quella di soppesare e analizzare; di sottoporre al controllo della ragione più severa tutte le comunicazioni che ricevete; di non trascurare, non appena un punto vi sembri sospetto, oscuro o dubbioso, di chiedere le spiegazioni necessarie per formarvi un'opinione sicura.»
267.Si possono riassumere i mezzi per riconoscere la qualità degli Spiriti nei principi qui sotto elencati.
1º Non c'è altro criterio per riconoscere il valore degli Spiriti se non il buon senso. Ogni formula data a questo proposito dagli Spiriti stessi è assurda e non può provenire da Spiriti superiori.
2º Si giudicano gli Spiriti dal loro linguaggio e dalle loro azioni. Le azioni degli Spiriti sono i sentimenti che essi ispirano, e i consigli che essi danno.
3º Essendo ammesso che i buoni Spiriti non possono dire e fare altro che il bene, tutto ciò che è male non può venire di certo da un buono Spirito.
4º Gli Spiriti superiori hanno un linguaggio sempre degno, nobile, elevato senza l'ombra di alcuna trivialità. Essi dicono ogni cosa con semplicità e modestia, non si vantano mai, non fanno mai sfoggio né del loro sapere né della loro posizione tra gli altri. Il linguaggio degli Spiriti inferiori o volgari ha sempre qualche riflesso delle passioni umane. Ogni espressione che denoti bassezza, sufficienza, arroganza, impostura, acrimonia è un indizio caratteristico d'inferiorità o d'inganno, nel caso lo Spirito si presenti sotto un nome rispettabile e venerato.
5º Non si devono giudicare gli Spiriti dalla forma materiale né dalla correttezza del loro stile, ma bisogna sondarne il senso intimo, scrutare le loro parole, soppesarle freddamente, con grande attenzione. Ogni offesa alla logica, alla razionalità e alla saggezza non può lasciare alcun dubbio sulla loro origine, qualunque sia il nome di cui lo Spirito si adorni (vedere n. 224).
6º Il linguaggio degli Spiriti elevati è sempre identico, se non quanto alla forma, almeno quanto alla sostanza. Medesimi sono i pensieri, qualunque sia il tempo e qualunque sia il luogo. Essi possono essere più o meno sviluppati, a seconda delle circostanze, delle necessità e della facilità di comunicazioni, ma non saranno mai contraddittori. Se due comunicazioni, che portano il medesimo nome, sono in opposizione l'una con l'altra, è evidente che una delle due è apocrifa; la vera sarà quella dove NULLA sconfessa il carattere conosciuto del personaggio. Tra due comunicazioni firmate, per esempio, con il nome di san Vincenzo de' Paoli, di cui l'una predicasse l'unione e la carità, e l'altra tendesse a seminare la discordia, non potrebbe esserci persona di buonsenso che potesse sbagliarsi.
7º I buoni Spiriti dicono solo ciò che sanno. Essi tacciono o confessano la loro ignoranza su ciò che non sanno. I cattivi Spiriti parlano di tutto con sicurezza, senza preoccuparsi della verità. Ogni eresia scientifica notoria, ogni principio che scuota il buonsenso mostrano l'inganno, se lo Spirito si fa passare per uno Spirito illuminato.
8º Si riconoscono, inoltre, gli Spiriti leggeri dalla facilità con cui predicano l'avvenire e precisano fatti materiali che non ci è dato conoscere. I buoni Spiriti possono far presentire le cose future quando questa conoscenza può tornare utile, ma non precisano mai le date. Ogni annuncio di avvenimento a epoca fissa è indizio di una mistificazione.
9º Gli Spiriti superiori si esprimono semplicemente, senza alcuna prolissità, e il loro stile è conciso, senza escludere la poesia delle idee e delle espressioni; chiaro e intelligibile per tutti, non richiede alcuno sforzo per essere compreso. Essi conoscono l'arte di dire molte cose in poche parole, perché ogni parola ha la sua importanza. Gli Spiriti inferiori o falsi sapienti, nascondono dietro l'ampollosità e l'enfasi la vacuità dei pensieri. Il loro linguaggio è spesso pretenzioso, ridicolo od oscuro a forza di voler apparire profondo.
10º I buoni Spiriti non comandano mai: loro non s'impongono, consigliano; se non li si ascolta, essi si ritirano. I cattivi Spiriti sono imperiosi, danno ordini, vogliono essere obbediti e non si allontanano facilmente. Ogni Spirito che s'imponga tradisce la sua origine. Essi sono esclusivi e assoluti nelle loro opinioni e pretendono di avere solo loro il privilegio della verità. Esigono una credenza cieca e non fanno affatto appello alla ragione, perché sanno che la ragione li smaschererebbe.
11º I buoni Spiriti non adulano mai; approvano quando si agisce bene, ma sempre con riserva. I cattivi elargiscono elogi esagerati, stimolano l'orgoglio e la vanità predicando l'umiltà e cercano di
esaltare l'importanza personale di quelli che essi vogliono ingraziarsi.
12º Gli Spiriti superiori sono al disopra delle puerilità della forma in
tutte le cose. Solo gli Spiriti volgari possono attribuire importanza a dei dettagli meschini, incompatibili con delle idee veramente elevate.
Ogni prescrizione meticolosa è un segno certo d'inferiorità e d'inganno da parte di uno Spirito che si attribuisce un nome autorevole.
13º Bisogna diffidare dei nomi bizzarri e ridicoli che adottano certi Spiriti che vogliono imporsi all'ingenuità dei creduloni; sarebbe sovranamente assurdo prendere questi nomi sul serio.
14º Egualmente bisogna diffidare degli Spiriti che si presentano troppo facilmente sotto dei nomi estremamente venerati, e non accettare le loro parole che con la più grande riserva. Soprattutto qui è indispensabile un severo controllo, perché sovente si tratta di una maschera che essi adottano per indurre a credere a pretesi stretti rapporti con Spiriti fuori classe. Con questo mezzo essi vellicano la vanità del medium e ne approfittano per indurlo spesso a dei passi spiacevoli e ridicoli.
15º I buoni Spiriti sono molto scrupolosi riguardo ai procedimenti ch'essi possono consigliare. Tali procedimenti non hanno mai, in tutti i casi, che uno scopo
serio ed eminentemente utile. Si devono dunque considerare come sospette tutte quelle azioni che non avessero questo carattere o fossero dalla ragione seriamente condannate. E prima di intraprendere i procedimenti consigliati bisogna riflettere a lungo, perché ci si potrebbe esporre a spiacevoli mistificazioni.
16º I buoni Spiriti si riconoscono anche dalla loro prudente riserva su tutte le cose che possono compromettere. Essi hanno ripugnanza a svelare il male; gli Spiriti leggeri o malevoli, invece, si compiacciono a porlo in evidenza. Mentre i buoni Spiriti cercano di addolcire i torti e predicano l'indulgenza, quelli cattivi li esagerano e seminano zizzania con perfide insinuazioni.
17º I buoni Spiriti non prescrivono che il bene. Ogni massima, ogni consiglio che non sia
strettamente conforme alla pura carità evangelica non può essere l'opera di buoni Spiriti.
18º I buoni Spiriti consigliano sempre cose perfettamente razionali. Ogni raccomandazione che si allontani dalla
linea retta del buonsenso o dalle leggi immutabili della natura denuncia uno Spirito limitato e, di conseguenza, poco degno di fiducia.
19º Gli Spiriti malvagi o semplicemente imperfetti si tradiscono inoltre attraverso quei segni materiali sui quali nessuno potrebbe ingannarsi. La loro azione sul medium è a volte violenta e provoca in lui dei movimenti bruschi e intermittenti, un'agitazione febbrile e convulsa che contrasta con la calma e la dolcezza dei buoni Spiriti.
20º Gli Spiriti imperfetti approfittano spesso dei mezzi di comunicazione di cui dispongono per elargire perfidi consigli. Essi eccitano la diffidenza e l'animosità contro quelli che sono loro antipatici; sono soprattutto oggetto della loro avversione coloro che potrebbero smascherare le loro imposture.
Gli uomini deboli sono il loro centro di interesse, così da indurli più facilmente al male. Impiegando alternativamente, per meglio convincerli, i sofismi, i sarcasmi, le ingiurie e finanche i segni materiali della loro potenza occulta, essi cercano di sviarli dal sentiero della verità.
21º Gli Spiriti degli uomini che sulla Terra hanno avuto un'unica preoccupazione, materiale o morale, se non si sono ancora liberati dell'influenza della materia e sono, perciò, ancora sotto il dominio delle idee terrene, portano con sé una parte dei pregiudizi, delle predilezioni
e anche delle manie che essi avevano sulla Terra. Cosa che è facile riconoscere dal loro linguaggio.
22º Le conoscenze di cui certi Spiriti si fregiano sovente, con una sorta di ostentazione, non sono un segno della loro superiorità. L'inalterabile purezza dei sentimenti morali è a questo riguardo la vera pietra di paragone.
23º Non è sufficiente interrogare uno Spirito per conoscere la verità. Bisogna innanzi tutto sapere a chi ci si rivolge, poiché gli Spiriti inferiori, ignoranti essi stessi, trattano con frivolezza anche le questioni più serie.
Non basta neppure che uno Spirito sia stato un grande uomo sulla Terra, perché possegga nel mondo spiritista la sovranità della scienza. Soltanto la virtù può, purificandolo, avvicinarlo a Dio e aumentare così le sue conoscenze.
24º Da parte degli Spiriti superiori, la facezia è spesso fine e acuta, ma non è mai triviale. Negli Spiriti dileggiatori, in quelli che però non sono grossolani, la satira mordente è spesso piena di opportunismo.
25º Studiando con cura il carattere degli Spiriti che si presentano si riconoscerà, soprattutto dal punto di vista morale, la loro natura e il grado di fiducia che si può loro accordare. Il buonsenso non dovrebbe ingannare.
26º Per giudicare gli Spiriti, come d'altronde per giudicare gli uomini, bisogna prima saper giudicare sé stessi. Ci sono sfortunatamente molte persone che prendono il loro giudizio personale come misura esclusiva del buono e del cattivo, del vero e del falso. Tutto quanto contraddice la loro maniera di vedere, le loro idee, il sistema che essi hanno concepito o adottato, è cattivo ai loro occhi. Simili persone mancano evidentemente della qualità principale per una corretta valutazione: l'onestà del giudizio. Ma di ciò essi non sospettano. Ed è questo il difetto sul quale gli uomini s'illudono maggiormente.
Tutte queste istruzioni provengono dall'esperienza e dall'insegnamento dato dagli Spiriti. Noi le completeremo con le risposte stesse da loro date sui punti più importanti.