IL LIBRO DEI MEDIUM o GUIDA DEI MEDIUM E DEGLI EVOCATORI

Allan Kardec

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2. Dal momento che si ammette l'esistenza dell'anima e la sua individualità dopo la morte, bisogna ammettere anche: 1°) che essa è di una natura differente da quella del corpo, poiché una volta separata da questo, essa cessa di averne le proprietà peculiari; 2°) che essa fruisce della coscienza di sé stessa, poiché le si attribuisce la gioia o la sofferenza, altrimenti sarebbe un essere inerte, e tanto varrebbe allora non averlo. Ammesso ciò, quest'anima dovrà pur andare da qualche parte. Che cosa diventa? E dove va? Secondo la comune credenza, essa va o in cielo o all'inferno. Ma dove sono il cielo e l'inferno? Si diceva una volta che il cielo era in alto e l'inferno in basso. Ma che cos'è l'alto e il basso nell'universo, dal momento che conosciamo la sfericità della Terra e il movimento degli astri, il quale fa sì che ciò che è l'alto in un dato momento diviene il basso nelle dodici ore? E che cos'è l'infinito dello spazio, nel quale l'occhio s'immerge a distanze incommensurabili? È pur vero che per luoghi bassi s'intendono anche le profondità della terra; ma che cosa sono diventate queste profondità dal momento che sono state esplorate dalla geologia? Egualmente, che cosa sono diventate quelle sfere concentriche chiamate cielo di fuoco e cielo delle stelle, dopo che si è saputo che la Terra non è il centro dei mondi, che il nostro stesso sole non è che uno dei milioni di soli che brillano nello spazio, e che ciascuno di essi è il centro di un sistema planetario? A che cosa si riduce l'importanza della Terra, perduta in questa immensità? Per quale ingiustificabile privilegio questo impercettibile granello di sabbia, che non si distingue né per il suo volume né per la sua posizione né per un molo particolare, dovrebbe essere l'unico pianeta popolato da esseri ragionevoli? La ragione si rifiuta di ammettere una simile inutilità dell'infinito, e tutto ci dice che questi mondi sono abitati. Se sono popolati, essi dunque forniscono il loro contingente al mondo delle anime. Ma, ancora una volta, che cosa diventano queste anime, dal momento che l'astronomia e la geologia hanno distrutto le dimore che erano state loro assegnate e, soprattutto, dopo che la teoria così razionale della pluralità dei mondi le ha moltiplicate all'infinito?

Non potendo la dottrina della localizzazione delle anime armonizzarsi con i dati della scienza, un'altra dottrina, più logica, assegna loro, per dominio, non un luogo determinato e circoscritto ma lo spazio universale: è, questo, tutto un mondo invisibile in mezzo al quale noi viviamo, un mondo che ci circonda e ci sfiora incessantemente. C'è forse in questo una qualche impossibilità, un qualcosa che ripugna alla ragione? Assolutamente no. Al contrario, tutto ci dice che non può essere altrimenti.

Ma allora che cosa diventano le pene e le ricompense future, se togliete loro i luoghi speciali dove si effettuano? Badate, poi, che l'incredulità riguardo a queste pene e ricompense è generalmente dovuta al fatto che esse vengono presentate nelle condizioni più inammissibili. Ma dite, piuttosto, che le anime attingono la loro felicità o infelicità in sé stesse; che la loro sorte è subordinata al loro stato morale; che la riunione delle anime simpatiche e buone è una sorgente di felicità; che, a seconda del loro grado di purificazione, esse penetrano e intravedono cose che si cancellano davanti alle anime ancora rozze. E tutti comprenderanno ciò senza alcuna difficoltà. Dite ancora che le anime arrivano al grado supremo solo attraverso gli sforzi che esse fanno per migliorarsi e dopo una serie di prove che servono alla loro purificazione. Dite che gli angeli sono le anime arrivate a quell'ultimo gradino che tutte possono raggiungere con la buona volontà. Dite pure che gli angeli sono i messaggeri di Dio, delegati a sorvegliare l'esecuzione dei Suoi disegni in tutto l'universo; che essi sono felici di queste gloriose missioni, e che voi date alla loro felicità uno scopo più utile e più amabile di quanto possa esserlo quello di una contemplazione perenne, la quale null'altro sarebbe che una perenne inutilità. Dite, infine, che i demoni sono semplicemente le anime dei malvagi, non ancora purificate, ma che possono, come le altre, arrivare alla purificazione; e ciò appare più conforme, alla giustizia e alla bontà di Dio, di quella dottrina che li vuole esseri creati per il male e perpetuamente votati al male. Ancora una volta, ecco ciò che la ragione più severa, la logica più rigorosa, in una parola il buon senso, riescono ad ammettere.

Orbene, queste anime che popolano lo spazio sono precisamente ciò che noi chiamiamo Spiriti. Gli Spiriti non sono dunque altro che le anime degli uomini, spogliate del loro involucro corporeo. Più dubbia sarebbe la loro esistenza, se gli Spiriti fossero degli esseri a parte; ma se si ammette che le anime ci sono, bisogna pur ammettere gli Spiriti, i quali altro non sono che le anime stesse. Se poi si ammette che le anime sono dappertutto, bisogna egualmente ammettere che gli Spiriti sono dappertutto. Non si potrebbe dunque negare l'esistenza degli Spiriti senza negare quella delle anime.