Teoria dell'allucinazione
111. Col oro che non ammettono il mondo incorporeo e invisibile credono di spiegare tutto con la parola allucinazione. La
definizionedi questa parola è nota. Essa esprime l'errore, l'illusione
di una persona la quale crede di avere delle percezioni che in realtà
non ha. Il termine deriva dal latino hallucinari (errare) che deriva a sua volta da ad lucem. Ma gli scienziati non ne hanno affatto ancora data, che si sappia, la ragione fisiologica.
L'ottica e la fisiologia sembrano non avere più segreti per loro.
Come avviene allora che essi non abbiano per nulla ancora spiegato la
natura e la sorgente delle immagini che si mostrano allo Spirito in
determinate circostanze?
Essi vogliono spiegare tutto con le
leggi della materia. Sia pure. Ci forniscano, allora, attraverso queste
leggi una teoria sull'allucinazione; buona o cattiva, sarà pur sempre
una spiegazione.
112. La
causa dei sogni non è mai stata spiegata dalla scienza, la quale li
attribuisce a un effetto dell'immaginazione. Ma la scienza non ci dice
che cosa sia l'immaginazione, né come essa produca queste immagini che
talvolta ci appaiono così chiare e così nette. Questo significa spiegare
una cosa che non è conosciuta, attraverso un'altra che non lo è certo
di più. La questione resta dunque del tutto aperta. Il sogno, dicono, è
un ricordo delle preoccupazioni della veglia. Ma anche ammettendo questa
soluzione, che soluzione non è, resterebbe ancora da sapere qual è
questo specchio magico che conserva in modo tale l'impronta delle cose. E
come spiegare, soprattutto, quelle visioni di cose reali che uno non ha
mai neppure pensato? Solo lo Spiritismo poteva darci la chiave di
questo bizzarro fenomeno, che passa inosservato a causa della sua stessa
ordinarietà, come tutte le meraviglie della Natura, che noi schiacciamo
sotto i nostri piedi.
Gli scienziati hanno disdegnato di
occuparsi dell'allucinazione. Che sia o non sia reale, essa costituisce
un fenomeno che la fisiologia deve mostrarsi capace di spiegare, sotto
pena di confessare la sua insufficienza. Se un giorno uno scienziato
deciderà di darne non una definizione, intendiamoci bene, ma una
spiegazione fisiologica, vedremo se la sua teoria è in grado di
risolvere tutti i casi. Soprattutto non tralasci egli i fatti così
comuni di apparizioni di persone al momento della loro morte. Ci dica da
dove venga la coincidenza dell'apparizione con la morte della persona.
Se questo fosse un fatto isolato, lo si potrebbe attribuire al caso; ma
esso è un fatto molto frequente, e il caso, come ben sappiamo, non ha di
queste recidive. Se colui che vede l'apparizione avesse l'immaginazione
sconvolta dall'idea che la persona deve morire, sia pure; ma la persona
che appare è il più delle volte quella a cui egli pensa meno.
L'immaginazione, dunque, non c'entra per nulla. Si possono ancor meno
spiegare con l'immaginazione le circostanze della morte, di cui non si
ha alcuna idea. I sostenitori dell'allucinazione diranno che l'anima —
ammesso che costoro ammettano un'anima — ha dei momenti di
sovreccitazione, in cui le sue facoltà si trovano a essere esaltate.
D'accordo. Ma quando ciò che essa vede è reale, questa non è più
un'illusione. Se, nella sua esaltazione, l'anima vede una cosa che al
momento non è presente, ciò avviene dunque perché è lei che si
trasporta. Ma se la nostra anima può trasportarsi verso una persona
assente, perché l'anima di questa persona non potrebbe trasportarsi
verso di noi? Nella loro teoria dell'allucinazione, vogliano essi tenere
ben conto di questi fatti, né vogliano dimenticare che una teoria a cui
si possano opporre fatti contrari è inevitabilmente falsa o incompleta.
Aspettando la loro spiegazione, noi tenteremo di formulare alcune ipotesi su questo argomento.
113. I
fatti provano che ci sono vere apparizioni, che la teoria spiritista
spiega perfettamente, e che possono negare solo coloro che non ammettono
nulla al di fuori dell'organismo. Ma, a fianco delle visioni reali, ci
sono allucinazioni propriamente dette, nel significato cioè assegnato a
questo termine. Su questo non c'è alcun dubbio. Quale ne è la sorgente?
Sono gli Spiriti stessi che ci metteranno sulla via, poiché la
spiegazione ci sembra stia tutta nelle risposte date alle domande che
seguono.
— Sono sempre reali le visioni? Non sono esse
qualche volta l'effetto dell'allucinazione? Quando, in sogno o
altrimenti, si vede, per esempio, il diavolo o altre cose fantastiche
che non esistono, non è questo un prodotto dell'immaginazione?
«Sì, qualche volta. Quando si è colpiti da certe letture o da storie
di diavolerie che impressionano, ci se ne ricorda e si crede di vedere
ciò che non esiste. Ma noi abbiamo anche detto che lo Spirito, sotto il
suo involucro semi materiale, può prendere tutte le specie di forme per
manifestarsi. Uno Spirito burlone può dunque apparire con corna e
artigli, se questo gli piace, per beffarsi della credulità di chi lo
vede; così come un buono Spirito può mostrarsi con delle ali e una
figura radiosa.»
— Si possono considerare come apparizioni le
figure e le altre immagini, che si presentano nel dormiveglia o
semplicemente quando si chiudono gli occhi?
«Non appena i
sensi si intorpidiscono, lo Spirito si libera e può vedere lontano o
vicino ciò che non potrebbe vedere con gli occhi. Queste immagini sono
molto spesso delle visioni, ma esse possono anche essere un effetto
delle impressioni che la vista di certi oggetti ha lasciato nel
cervello, il quale ne conserva delle tracce, così come conserva quelle
dei suoni. Lo Spirito, liberato, vede allora nel suo stesso cervello
queste impronte, che vi si sono fissate come su una lastra fotografica.
La loro varietà e la loro mescolanza formano degli insiemi bizzarri e
fugaci che si cancellano quasi subito, nonostante gli sforzi che si
fanno per trattenerli. È a una causa simile che si devono attribuire
certe apparizioni fantastiche, le quali non hanno nulla di reale e si
producono spesso nello stato di malattia.»
È evidente che la
memoria è il risultato delle impronte conservate dal cervello. Per quale
singolare fenomeno queste impronte così varie e molteplici non si
confondono? È questo un mistero impenetrabile, ma che non è più strano
di quello delle onde sonore che si incrociano nell'aria e che tuttavia
si mantengono distinte. In un cervello sano e ben organizzato, queste
impronte sono nette e precise; in uno stato meno favorevole, esse si
cancellano e si confondono; nasce da qui la perdita della memoria o la
confusione delle idee. Ciò pare ancor meno straordinario, se si ammette,
come in frenologia, una destinazione speciale a ogni parte e anche a
ogni fibra del cervello.
Le immagini, arrivate al cervello
attraverso gli occhi, vi lasciano dunque un'impronta, la quale fa sì che
ci si ricordi di un quadro come se lo si avesse davanti a sé, ma è
sempre e solo una questione di memoria, poiché non lo si vede. Ora, in
un certo stato di emancipazione, l'anima vede nel cervello e vi ritrova
queste immagini, quelle soprattutto che l'hanno maggiormente colpita,
secondo la natura delle preoccupazioni o la disposizione dello Spirito. È
così che là essa incontra di nuovo l'impronta di scene religiose,
diaboliche, drammatiche, mondane, nonché bizzarre figure di animali, che
essa ha visto in un'altra epoca, in pittura o anche in racconti, perché
i racconti lasciano anch'essi delle impronte. Così l'anima vede
realmente, ma essa non vede che un'immagine fotografata nel cervello.
Nello stato normale, queste immagini sono fugaci ed effimere, perché
tutte le parti cerebrali funzionano liberamente; ma nello stato di
malattia, il cervello è sempre più o meno debilitato, non c'è più
equilibrio fra tutti gli organi, di essi soltanto alcuni conservano la
loro attività, mentre gli altri sono in qualche modo paralizzati. Da qui
il permanere di certe immagini, che non vengono più cancellate, come
avviene, invece, nello stato normale, dalle preoccupazioni della vita
esterna. È questa la vera allucinazione e la causa prima delle idee
fisse.
Come si vede, noi abbiamo spiegato questa anomalia per
mezzo di una legge interamente fisiologica e molto conosciuta, quella
delle impronte cerebrali. Ma sempre ci è stato necessario farvi
intervenire l'anima. Ora, se i materialisti non hanno ancora potuto
offrire una soddisfacente soluzione di questo fenomeno, è perché non
vogliono ammettere l'anima. Anche per questo, essi diranno che la nostra
spiegazione non è corretta, perché noi poniamo come principio ciò che
viene contestato. Contestato da chi? Contestato da loro, ma ammesso
dalla immensa maggioranza degli uomini dal momento che vi sono uomini
sulla Terra, e la negazione di qualcuno non può costituire legge.
È buona la nostra spiegazione? Noi la diamo per quanto può valere,
in mancanza di un'altra e, se si vuole, a titolo di semplice ipotesi, in
attesa di meglio. Quale essa è, rende ragione di tutti i casi di
visione? Certamente no, e noi sfidiamo tutti i fisiologisti a presentare
una sola spiegazione, dal loro esclusivo punto di vista, che li risolva
tutti; poiché, quando essi hanno pronunciato le loro parole
sacramentali di sovreccitazione e di esaltazione, non hanno detto
proprio nulla. Dunque, se tutte le teorie sull'allucinazione sono
insufficienti per spiegare tutti i fatti, è perché c'è qualche altra
cosa al di là dell'allucinazione propriamente detta. La nostra teoria
sarebbe falsa, se noi l'applicassimo a tutti i casi di visione, poiché
tra questi ve ne sono alcuni che la contraddirebbero. Ma essa può essere
giusta se è limitata a certi effetti.