113. I fatti provano che ci
sono vere apparizioni, che la teoria spiritista spiega perfettamente, e
che possono negare solo coloro che non ammettono nulla al di fuori
dell'organismo. Ma, a fianco delle visioni reali, ci sono allucinazioni
propriamente dette, nel significato cioè assegnato a questo termine. Su
questo non c'è alcun dubbio. Quale ne è la sorgente? Sono gli Spiriti
stessi che ci metteranno sulla via, poiché la spiegazione ci sembra stia
tutta nelle risposte date alle domande che seguono.
— Sono
sempre reali le visioni? Non sono esse qualche volta l'effetto
dell'allucinazione? Quando, in sogno o altrimenti, si vede, per esempio,
il diavolo o altre cose fantastiche che non esistono, non è questo un
prodotto dell'immaginazione?
«Sì, qualche volta. Quando si è
colpiti da certe letture o da storie di diavolerie che impressionano, ci
se ne ricorda e si crede di vedere ciò che non esiste. Ma noi abbiamo
anche detto che lo Spirito, sotto il suo involucro semi materiale, può
prendere tutte le specie di forme per manifestarsi. Uno Spirito burlone
può dunque apparire con corna e artigli, se questo gli piace, per
beffarsi della credulità di chi lo vede; così come un buono Spirito può
mostrarsi con delle ali e una figura radiosa.»
— Si possono
considerare come apparizioni le figure e le altre immagini, che si
presentano nel dormiveglia o semplicemente quando si chiudono gli occhi?
«Non appena i sensi si intorpidiscono, lo Spirito si libera e può
vedere lontano o vicino ciò che non potrebbe vedere con gli occhi.
Queste immagini sono molto spesso delle visioni, ma esse possono anche
essere un effetto delle impressioni che la vista di certi oggetti ha
lasciato nel cervello, il quale ne conserva delle tracce, così come
conserva quelle dei suoni. Lo Spirito, liberato, vede allora nel suo
stesso cervello queste impronte, che vi si sono fissate come su una
lastra fotografica. La loro varietà e la loro mescolanza formano degli
insiemi bizzarri e fugaci che si cancellano quasi subito, nonostante gli
sforzi che si fanno per trattenerli. È a una causa simile che si devono
attribuire certe apparizioni fantastiche, le quali non hanno nulla di
reale e si producono spesso nello stato di malattia.»
È
evidente che la memoria è il risultato delle impronte conservate dal
cervello. Per quale singolare fenomeno queste impronte così varie e
molteplici non si confondono? È questo un mistero impenetrabile, ma che
non è più strano di quello delle onde sonore che si incrociano nell'aria
e che tuttavia si mantengono distinte. In un cervello sano e ben
organizzato, queste impronte sono nette e precise; in uno stato meno
favorevole, esse si cancellano e si confondono; nasce da qui la perdita
della memoria o la confusione delle idee. Ciò pare ancor meno
straordinario, se si ammette, come in frenologia, una destinazione
speciale a ogni parte e anche a ogni fibra del cervello.
Le
immagini, arrivate al cervello attraverso gli occhi, vi lasciano dunque
un'impronta, la quale fa sì che ci si ricordi di un quadro come se lo si
avesse davanti a sé, ma è sempre e solo una questione di memoria,
poiché non lo si vede. Ora, in un certo stato di emancipazione, l'anima
vede nel cervello e vi ritrova queste immagini, quelle soprattutto che
l'hanno maggiormente colpita, secondo la natura delle preoccupazioni o
la disposizione dello Spirito. È così che là essa incontra di nuovo
l'impronta di scene religiose, diaboliche, drammatiche, mondane, nonché
bizzarre figure di animali, che essa ha visto in un'altra epoca, in
pittura o anche in racconti, perché i racconti lasciano anch'essi delle
impronte. Così l'anima vede realmente, ma essa non vede che un'immagine
fotografata nel cervello. Nello stato normale, queste immagini sono
fugaci ed effimere, perché tutte le parti cerebrali funzionano
liberamente; ma nello stato di malattia, il cervello è sempre più o meno
debilitato, non c'è più equilibrio fra tutti gli organi, di essi
soltanto alcuni conservano la loro attività, mentre gli altri sono in
qualche modo paralizzati. Da qui il permanere di certe immagini, che non
vengono più cancellate, come avviene, invece, nello stato normale,
dalle preoccupazioni della vita esterna. È questa la vera allucinazione e
la causa prima delle idee fisse.
Come si vede, noi abbiamo
spiegato questa anomalia per mezzo di una legge interamente fisiologica e
molto conosciuta, quella delle impronte cerebrali. Ma sempre ci è stato
necessario farvi intervenire l'anima. Ora, se i materialisti non hanno
ancora potuto offrire una soddisfacente soluzione di questo fenomeno, è
perché non vogliono ammettere l'anima. Anche per questo, essi diranno
che la nostra spiegazione non è corretta, perché noi poniamo come
principio ciò che viene contestato. Contestato da chi? Contestato da
loro, ma ammesso dalla immensa maggioranza degli uomini dal momento che
vi sono uomini sulla Terra, e la negazione di qualcuno non può
costituire legge.
È buona la nostra spiegazione? Noi la diamo
per quanto può valere, in mancanza di un'altra e, se si vuole, a titolo
di semplice ipotesi, in attesa di meglio. Quale essa è, rende ragione
di tutti i casi di visione? Certamente no, e noi sfidiamo tutti i
fisiologisti a presentare una sola spiegazione, dal loro esclusivo punto
di vista, che li risolva tutti; poiché, quando essi hanno pronunciato
le loro parole sacramentali di sovreccitazione e di esaltazione, non
hanno detto proprio nulla. Dunque, se tutte le teorie sull'allucinazione
sono insufficienti per spiegare tutti i fatti, è perché c'è qualche
altra cosa al di là dell'allucinazione propriamente detta. La nostra
teoria sarebbe falsa, se noi l'applicassimo a tutti i casi di visione,
poiché tra questi ve ne sono alcuni che la contraddirebbero. Ma essa può
essere giusta se è limitata a certi effetti.