236. La
questione della medianità degli animali si trova completamente risolta
nella dissertazione che segue, data da uno Spirito di cui si sono potute
apprezzare la profondità e la sagacia attraverso le citazioni che
abbiamo già avuto l'occasione di fare. Per ben comprendere il valore
della sua dimostrazione, è essenziale richiamarsi alla spiegazione
ch'egli ha dato riguardo al ruolo del medium nelle comunicazioni, e che
abbiamo riprodotto in precedenza. (n. 225).
Questa
comunicazione è stata data in seguito a una discussione che aveva avuto
luogo, su questo argomento, nella Società parigina di studi spiritisti.
«Affronto oggi l'argomento della medianità degli animali, sollevata e
sostenuta da uno dei vostri più ferventi adepti. Egli pretende che, in
virtù di questo assioma: Chi può il più può il meno, noi
possiamo medianizzare gli uccelli e gli altri animali e possiamo
servircene nelle nostre comunicazioni con la specie umana. Questo è ciò
che voi chiamate in filosofia, o piuttosto in logica, puramente e
semplicemente un sofisma. "Voi animate — dice — la materia inerte, vale a
dire una tavola, una sedia, un pianoforte; a fortiori voi
dovete animare la materia già animata, e specialmente quella degli
uccelli." Ebbene, nello stato normale dello Spiritismo, non è così, non
può essere così.
Prima di tutto, intendiamoci bene riguardo
ai fatti. Che cos'è un medium? È l'essere, è l'individuo che serve da
tratto d'unione agli Spiriti, perché questi possano comunicare con
facilità con gli uomini: Spiriti incarnati. Di conseguenza, senza
medium, niente comunicazioni tangibili, mentali, scritte, fisiche, né di
qualsiasi altro tipo.
C'è un principio che, ne sono sicuro, è
ammesso da tutti gli Spiritisti: quello secondo cui i simili agiscono
con i loro simili e come i loro simili. Ora, quali sono i simili degli
Spiriti se non gli Spiriti, siano essi incarnati o no? Bisogna
ripetervelo continuamente? Ebbene, io ve lo ripeterò ancora: il vostro
perispirito e il nostro procedono dal medesimo ambiente, sono di una
natura identica, in una parola sono simili. Essi possiedono una
proprietà di assimilazione più o meno sviluppata, di magnetizzazione più
o meno vigorosa, che permette a noi, Spiriti disincarnati e incarnati,
di metterci molto prontamente e molto facilmente in collegamento.
Infine, ciò che è peculiare ai medium, ciò che appartiene all'essenza
stessa della loro individualità, è un'affinità speciale e, allo stesso
tempo, una forza d'espansione particolare, che sopprimono in loro ogni
refrattarietà e stabiliscono tra loro e noi una sorta di corrente, una
specie di fusione che facilita le nostre comunicazioni. È, del resto,
questa refrattarietà della materia che si oppone allo sviluppo della
medianità presso la maggior parte di coloro che non sono medium.
Gli uomini sono sempre portati a esagerare tutto. Gli uni — non
parlo qui dei materialisti — rifiutano un'anima agli animali, e gli
altri vogliono dargliene una, per così dire, simile alla nostra. Perché
voler così confondere il perfettibile con l'imperfettibile? No. No.
Siatene convinti, il fuoco che anima le bestie, il soffio che le fa
agire, muovere e parlare nel loro linguaggio, non hanno, quanto al
presente, alcuna idoneità a mescolarsi, a unirsi, a fondersi con il
soffio divino, con l'anima eterea, in una parola con lo Spirito che
anima l'essere essenzialmente perfettibile, cioè l'uomo, questo re della
creazione. Ora, non è forse questa condizione fondamentale di
perfettibilità ciò che costituisce la superiorità della specie umana
sulle altre specie terrestri? Ebbene, riconoscete dunque che non si può
assimilare all'uomo, il solo essere perfettibile in sé stesso e nelle
sue opere, alcun individuo delle altre razze che vivono sulla Terra.
Il cane che, per la sua intelligenza superiore tra gli animali,
diventò l'amico e il commensale dell'uomo, è perfettibile di per sé
stesso e di sua iniziativa personale? Nessuno oserebbe sostenere ciò.
Infatti, il cane non fa progredire il cane; e quello, tra di loro, che è
il più educato, è sempre ammaestrato dal suo padrone. Dacché mondo è
mondo, la lontra costruisce sempre la sua capanna sulle acque, secondo
le medesime proporzioni e seguendo una regola invariabile. Gli usignoli e
le rondini non hanno mai costruito i loro nidi diversamente da come
l'avevano fatto i loro padri. Un nido di passeri prima del diluvio, così
come un nido di passeri dell'epoca moderna, è sempre un nido di
passeri, edificato nelle medesime condizioni e con il medesimo sistema
d'intreccio di fili d'erba e di vari frantumi, raccolti in primavera
all'epoca degli amori. Le api e le formiche, queste piccole repubbliche
ben amministrate, non hanno mai apportato variazioni nelle loro
abitudini di approvvigionamento, nei loro comportamenti, nelle loro
usanze, nelle loro produzioni. Infine, il ragno: esso tesse la sua tela
sempre alla stessa maniera.
D'altronde, se voi cercate le
capanne di foglie e le tende delle prime età della Terra, al loro posto,
voi incontrerete i palazzi e i castelli della civilizzazione moderna.
Ai vestimenti di rozze pelli sono seguiti i tessuti d'oro e di seta. A
ogni passo, infine, voi trovate la prova di questa marcia incessante
dell'Umanità verso il progresso.
Da questo progredire
costante, invincibile, innegabile della specie umana e da questo
stazionamento indefinito delle altre specie animate, voi dovete
concludere con me che, se esistono dei principi comuni a ciò che vive e a
ciò che si muove — il soffio e la materia —, non è meno vero che voi
soli, Spiriti incarnati, siete sottoposti a questa inevitabile legge del
progresso, che vi spinge fatalmente in avanti, e sempre in avanti. Dio
ha messo gli animali al vostro fianco, come degli ausiliari, per
nutrirvi, vestirvi e assecondarvi. Egli ha donato loro una certa dose
d'intelligenza, perché, per aiutarvi, era necessario che vi
comprendessero, e ha dato loro questa intelligenza proporzionalmente ai
servizi ch'essi sono destinati a rendervi. Ma nella Sua saggezza Egli
non ha voluto ch'essi fossero sottoposti alla medesima legge del
progresso. Come sono stati creati, così sono restati e così resteranno
fino all'estinzione delle loro razze.
Si è detto: gli Spiriti
medianizzano e fanno muovere la materia inerte, sedie, tavoli,
pianoforti. Fanno muovere, sì, ma non medianizzano, assolutamente no!
Infatti — lo diciamo ancora una volta — nessuno di questi fenomeni
potrebbe prodursi senza l'intermediazione di un medium. Che cosa c'è di
straordinario nel fatto che, con l'aiuto di uno o più medium, noi
facciamo muovere la materia inerte, passiva, che, proprio in ragione
della sua passività, della sua inerzia, è idonea a subire i movimenti e
gli impulsi che desideriamo imprimerle? Per questo, noi abbiamo bisogno
di medium, è positivo. Ma non è necessario che il medium sia presente o
cosciente, poiché noi possiamo agire con gli elementi ch'egli ci
fornisce, a sua insaputa e anche assente, soprattutto per produrre i
fatti di tangibilità e di trasporto. Il nostro involucro fluidico, più
imponderabile e più sottile del più sottile e del più imponderabile dei
vostri gas, unendosi, accoppiandosi, combinandosi con l'involucro
fluidico ma animalizzato del medium, la cui
proprietà d'espansione e di penetrabilità è inavvertibile dai vostri
sensi grossolani, e quasi incomprensibile da voi, ci permette di muovere
dei mobili e anche di fracassarli in locali disabitati.
Certamente gli Spiriti possono rendersi visibili e tangibili per gli
animali, e molto spesso taluni spaventi improvvisi, che li afferrano e
che a voi non sembrano motivati, sono causati dalla vista di uno o più
di questi Spiriti, malintenzionati nei confronti degli individui
presenti o nei confronti di coloro cui questi animali appartengono.
Molto spesso voi vedete dei cavalli che non vogliono né avanzare né
indietreggiare o che si bloccano davanti a un ostacolo immaginario.
Ebbene, state pur certi che l'ostacolo immaginario è spesso uno Spirito o
un gruppo di Spiriti, che si diverte a impedir loro di avanzare.
Ricordatevi dell'asina di Balaam, che, vedendo un angelo davanti a sé e
temendone la spada fiammeggiante, si ostinava a non muoversi. Il fatto è
che, prima di manifestarsi palesemente a Balaam, l'angelo aveva voluto
rendersi visibile al solo animale. Ma — lo ripeto — noi non
medianizziamo direttamente né gli animali né la materia inerte. Noi
abbiamo sempre bisogno del concorso cosciente o incosciente
di un medium umano, perché ci occorre l'unione di fluidi similari, la
qual cosa non troviamo né negli animali né nella materia bruta.
Il signor T. dice di aver magnetizzato il suo cane. A quale risultato
è pervenuto? Lo ha ammazzato. Infatti, questo disgraziato animale è
morto dopo esser caduto in una specie di atonia, di languore,
conseguenza della sua magnetizzazione. Infatti, inondandolo di un fluido
attinto in un'essenza superiore all'essenza speciale della sua natura
di cane, egli l'ha schiacciato e ha agito su di esso — quantunque più
lentamente — a somiglianza di un fulmine. Dunque, siccome non c'è alcuna
assimilazione possibile tra il nostro perispirito e l'involucro
fluidico degli animali propriamente detti, medianizzandoli, noi li
schiacceremmo istantaneamente.
Stabilito questo, io riconosco
perfettamente che negli animali esistono attitudini diverse; che certe
passioni, certi sentimenti identici alle passioni e ai sentimenti umani
si sviluppano in essi; che gli animali sono sensibili e riconoscenti,
vendicativi e pieni di odio, a seconda che uno agisca bene o male verso
di loro. Il fatto è che Dio, che nulla fa d'incompleto, ha dato agli
animali, compagni o servitori dell'uomo, delle qualità di socialità che
mancano totalmente agli animali selvaggi che abitano i luoghi isolati.
Ma da qui a poter servire da intermediari per la trasmissione del
pensiero degli Spiriti, c'è un abisso: la differenza delle nature.
Voi sapete che noi attingiamo nel cervello del medium gli elementi
necessari per dare al nostro pensiero una forma sensibile e da voi
comprensibile. È con l'aiuto dei materiali che possiede, che il medium
traduce il nostro pensiero nel linguaggio volgare. Ebbene, quali
elementi troveremmo nel cervello di un animale? Ci sono forse parole,
numeri, lettere, un qualunque segno simile a quelli che esistono
nell'uomo, anche nel meno intelligente? Tuttavia — direte voi — gli
animali comprendono il pensiero dell'uomo, lo indovinano perfino. Sì,
gli animali ammaestrati comprendono taluni pensieri, ma avete forse mai
visto che li riproducano? No. Deducetene, dunque, che gli animali non
possono servirci da interpreti.
Riassumendo: i fatti
medianici non possono manifestarsi senza il concorso cosciente o
incosciente dei medium. È solo fra gli incarnati, Spiriti come noi, che
possiamo incontrare quelli che possono servirci da medium. Per quanto
riguarda l'ammaestrare dei cani, degli uccelli o degli altri animali,
per fare tali o talaltri esercizi, è affar vostro e non nostro.»
ERASTO
OSSERVAZIONE. Si troverà nella
del
settembre 1861 lo stralcio di un procedimento impiegato dagli educatori
di uccelli ammaestrati, per far loro estrarre da un mazzo di carte
quelle volute.