Capitolo XXV - DELLE EVOCAZIONI
Considerazioni generali — Spiriti che si possono evocare — Linguaggio da tenersi con gli Spiriti —
Utilità delle evocazioni particolari — Domande sulle evocazioni — Evocazione degli animali —
Evocazione delle persone viventi —Telegrafia umana
Considerazioni generali
269. Gli Spiriti possono comunicare spontaneamente oppure venire alla nostra chiamata, vale a dire su evocazione. Alcune persone pensano che ci si debba astenere dall'evocare il tale o talaltro Spirito e che sia preferibile attendere quello che avrà proprio voglia di comunicare. Esse si basano sul concetto secondo cui, chiamando un determinato Spirito, non si è certi che sarà proprio quello a presentarsi, mentre quello che verrà spontaneamente e motuproprio prova meglio la sua identità, poiché manifesta così il desiderio ch'egli ha di intrattenersi con noi. A nostro avviso, questo è un errore, innanzi tutto perché intorno a noi ci sono sempre degli Spiriti, il più delle volte di bassa condizione, i quali non chiedono niente di meglio che di comunicare; in secondo luogo, e proprio per quest'ultima ragione, non chiamandone alcuno in particolare, significa aprire la porta a tutti quelli che vogliono entrare. In un'assemblea, il non dare la parola a nessuno, significa lasciarla a tutti, e ben si sa che cosa ne risulta. La chiamata diretta fatta a un determinato Spirito è un legame tra lui e noi: lo chiamiamo per nostro desiderio e opponiamo così una sorta di barriera agli intrusi. Senza un appello diretto, uno Spirito spesso non avrebbe alcun motivo di venire da noi, a meno che non sia il nostro Spirito familiare.
Ognuna di queste due maniere di operare ha i suoi vantaggi, e l'inconveniente non starebbe che nell'esclusione di una delle due. Le comunicazioni spontanee non presentano nessun inconveniente, quando si è padroni degli Spiriti e quando si è certi di non permettere che gli Spiriti malvagi prendano alcun sopravvento. Allora diventa spesso utile affidarsi alla buona volontà di quelli che vogliono proprio manifestarsi, poiché il loro pensiero non subisce alcuna contrarietà, e si possono ottenere, in questo modo, ammirevoli cose. Mentre non è detto che lo Spirito che voi chiamate sia disposto a parlare o sia capace di farlo nel senso che uno desidera. L'esame scrupoloso che noi abbiamo consigliato è d'altra parte una garanzia contro le cattive comunicazioni. Nelle riunioni regolari, soprattutto in quelle dove ci si occupa di un lavoro continuativo, ci sono sempre degli Spiriti abituali che si trovano all'appuntamento senza che li si chiami, anche per il fatto che è come se fossero preavvertiti in virtù della regolarità delle sedute. Essi prendono sovente e spontaneamente la parola per trattare di qualsiasi argomento, sviluppare una proposta o stabilire ciò che si deve fare. E allora si riconoscono facilmente, sia dallo stile del loro linguaggio, che è sempre identico, sia dalla loro scrittura, sia da certe abitudini che sono loro familiari.
270. Quando si desidera comunicare con un determinato Spirito, bisogna molto necessariamente evocarlo (n. 203). Se egli può venire, generalmente si ottengono risposte quali: Sì; oppure: Io sono qui; o ancora: Che cosa volete da me? A volte egli entra direttamente in materia, rispondendo in anticipo alle domande che ci si proponeva di rivolgergli.
Quando uno Spirito viene evocato per la prima volta, conviene designarlo con qualche precisione. Nelle domande che gli vengono rivolte, bisogna evitare le forme dirette e imperative, che potrebbero diventare per lui motivo di allontanamento. Queste forme dovranno essere affettuose o rispettose a seconda dello Spirito e, in tutti i casi, dovranno testimoniare la benevolenza dell'evocatore.
271. Si è sovente sorpresi dalla prontezza con la quale uno Spirito evocato si presenta, anche quand'anche fosse la prima volta. Si direbbe che sia stato preavvertito; in effetti è ciò che avviene quando ci si preoccupa ancor prima che venga evocato. Questa preoccupazione è una sorta di evocazione anticipata. E siccome noi abbiamo sempre i nostri Spiriti familiari che si identificano con il nostro pensiero, essi preparano il cammino in modo tale che, se nulla vi si oppone, lo Spirito che si vuole chiamare è già presente. Nel caso contrario, è lo Spirito familiare del medium o quello dell'interrogante o anche uno di quelli che son soliti frequentare le riunioni che va a cercarlo, e per fare questo non gli occorre molto tempo. Se lo Spirito evocato non può venire istantaneamente, il messaggero — i pagani avrebbero detto Mercurio — assegna una proroga, talvolta di cinque minuti, un quarto d'ora, un'ora e anche di più giorni. Quando è arrivato, egli dice: È qui; e allora si può dar inizio alle domande che gli si vogliono rivolgere.
Non sempre il messaggero è un intermediario necessario, perché l'appello dell'evocatore può essere inteso direttamente dallo Spirito, così come è detto qui di seguito, al n. 282 alla questione 5, sulle modalità di trasmissione del pensiero.
Quando noi diciamo di fare l'evocazione nel nome di Dio, noi intendiamo che la nostra raccomandazione deve essere presa sul serio e non alla leggera. Quanti non vi vedessero che una formula senza conseguenze farebbero meglio ad astenersene.
272. Le evocazioni spesso procurano ai medium più difficoltà dei dettati spontanei, soprattutto quando si tratta di ottenere delle risposte precise a delle domande circostanziate. Occorrono perciò dei medium speciali, flessibili e allo stesso tempo positivi. E si è visto (n. 193) che questi ultimi sono abbastanza rari, perché, come abbiamo già detto, i rapporti fluidici non sempre si stabiliscono col primo Spirito che arriva. Per questo è utile che i medium si dedichino alle evocazioni dettagliate solo dopo essersi assicurati dello sviluppo della loro facoltà e della natura degli Spiriti che li assistono. Infatti presso coloro che sono malamente attorniati, le evocazioni non possono avere alcun carattere di autenticità.
273. I medium sono generalmente molto più ricercati per le evocazioni d'interesse privato che per le comunicazioni d'interesse generale. Ciò si spiega con il desiderio, più che naturale, di voler intrattenersi con le persone che ci sono care. Noi riteniamo di dover fare a questo riguardo parecchie e importanti raccomandazioni ai medium. Innanzitutto quella di non acconsentire a questo desiderio se non con riserva, di fronte a persone sulla cui sincerità essi non siano perfettamente informati, e di mettersi in guardia contro i tranelli che potrebbe tender loro della gente malintenzionata. In secondo luogo, di non prestarsi a tali evocazioni, per nessun motivo, qualora intravedessero un fine di curiosità o d'interesse, e non una seria intenzione da parte dell'evocatore; di opporsi a ogni domanda oziosa o che dovesse uscire dall'ambito di quelle che razionalmente si possono rivolgere agli Spiriti. Le domande devono essere poste con chiarezza, esattezza e senza secondi fini, se si vogliono ottenere delle risposte categoriche. Bisogna dunque respingere tutte quelle domande che avessero un carattere insidioso, poiché si sa che gli Spiriti non amano quelle che hanno lo scopo di metterli alla prova. Insistere su questioni di questa natura significa voler essere ingannati. L'evocatore deve andare francamente e direttamente allo scopo, senza alcun sotterfugio e senza mezzi indiretti. Se teme di spiegarsi, sarà allora meglio che si astenga.
Conviene anche fare con molta prudenza delle evocazioni in assenza delle persone che ne hanno fatto domanda, e spesso è perfino preferibile astenersene del tutto, essendo queste persone le sole adatte a controllare le risposte, a giudicare circa l'identità, a provocare chiarimenti, se ne è il caso, e a formulare le domande incidentali indotte dalle circostanze. Inoltre la loro presenza è un legame che attira lo Spirito, spesso poco disposto a comunicare con degli estranei per i quali non nutre alcuna simpatia. Il medium, in una parola, deve evitare tutto ciò che potrebbe trasformarlo in un agente di consulti, cosa che, agli occhi di molta gente, è sinonimo di chiromante.
Spiriti che possono essere evocati
274. Si possono evocare tutti gli Spiriti di qualsiasi grado della scala cui essi appartengono: i buoni come i cattivi, quelli che hanno lasciato la vita da poco, come quelli che hanno vissuto nei tempi più lontani, gli uomini illustri come i più oscuri, i nostri parenti, i nostri amici, come quelli che ci sono indifferenti. Ma non è detto ch'essi vogliano o possano sempre rispondere al nostro appello. Indipendentemente dalla loro stessa volontà, o dal permesso che può essere loro rifiutato da un potere superiore, essi possono esserne impediti da motivi che non sempre ci è dato penetrare. Vogliamo dire che non esiste un impedimento assoluto che si opponga alle comunicazioni, salvo ciò che sarà detto qui, più avanti. Gli ostacoli che possono impedire a uno Spirito di manifestarsi sono quasi sempre individuali e attengono spesso alle circostanze.
275.Fra le cause che possono opporsi alla manifestazione di uno Spirito, alcune sono personali, altre estranee a lui. Fra le prime bisogna collocare le sue occupazioni o le missioni che egli compie e da cui non può allontanarsi per cedere ai nostri desideri. In questo caso, la sua visita è solo rimandata.
C'è anche la sua stessa situazione. Benché lo stato d'incarnazione non costituisca un ostacolo assoluto, esso può rappresentare un impedimento in certi determinati momenti, soprattutto quando ha luogo nei mondi inferiori e quando lo Spirito stesso è poco smaterializzato. Nei mondi superiori, in quelli dove i legami dello Spirito e della materia sono debolissimi, la manifestazione è facile quasi quanto quella nello stato errante e, in tutti i casi, più facile che in quelli dove la materia corporea è più compatta.
Le cause esterne sono principalmente inerenti alla natura del medium, alla natura della persona che evoca, all'ambiente nel quale si fa l'evocazione e, infine, allo scopo che ci si propone. Certi medium ricevono più particolarmente comunicazioni dai loro Spiriti familiari, i quali possono essere più o meno elevati. Altri sono idonei a servire da intermediari a tutti gli Spiriti; ciò dipende dalla simpatia o dall'antipatia, dall'attrazione o dalla repulsione che lo Spirito personale del medium esercita sullo Spirito evocato, che può prenderlo come interprete con piacere o con ripugnanza. Questo dipende anche, prescindendo dalle qualità interiori del medium, dallo sviluppo della facoltà medianica. Gli Spiriti vengono più volentieri, e sono soprattutto più espliciti, con un medium che non offra loro alcun ostacolo materiale. D'altronde, a parità di condizioni morali, quanto più un medium ha facilità nello scrivere e nell'esprimersi, tanto più le sue relazioni con il mondo spiritista si estendono.
276. Bisogna anche tener conto della facilità che deve offrire l'abitudine di comunicare col tale o talaltro Spirito. Con il tempo lo Spirito estraneo si identifica con quello del medium e anche con colui che lo chiama. Questione di simpatia a parte, si stabiliscono tra di loro dei rapporti fluidici che rendono più pronte le comunicazioni. È per questo che un primo colloquio non sempre è così soddisfacente come si potrebbe desiderare, ed è anche per questo che gli Spiriti stessi domandano spesso di essere chiamati di nuovo. Lo Spirito che viene chiamato abitualmente è come se stesse a casa sua: ha familiarizzato con i suoi uditori e i suoi interpreti; egli parla e agisce più liberamente.
277. Riassumendo, da ciò che abbiamo appena detto, risulta: che la facoltà di evocare ogni e qualsiasi Spirito non implica, per lo Spirito, l'obbligo di essere sempre ai nostri ordini; che egli può venire in un certo momento e non in un altro, con il tale medium o con il tal evocatore che a lui piace, e non con il talaltro; che può dire ciò che vuole senza dover essere costretto a dire ciò che non vuole; che può andarsene quando gli pare; e che, infine, per cause dipendenti o no dalla sua volontà, dopo essersi mostrato assiduo per qualche tempo, egli può tutt'a un tratto cessare di venire.
È per tutti questi motivi che, quando si desidera chiamare uno Spirito nuovo, è necessario domandare alla propria guida protettrice se l'evocazione è possibile. Nel caso in cui non lo fosse, la guida protettrice ne dà abbastanza spesso i motivi e allora è inutile insistere.
278. A questo punto, si presenta una questione importante, quella cioè di sapere se ci siano o non ci siano degli inconvenienti a evocare Spiriti cattivi. Ciò dipende dallo scopo che ci si propone e dall'ascendente che si può avere su di loro. L'inconveniente è nullo quando li si chiama per un fine serio, quale quello di istruirli e migliorarli. Al contrario, l'inconveniente è grandissimo se l'evocazione avviene per pura curiosità o per scherzo, oppure se ci si pone alle loro dipendenze domandando loro un servizio qualsiasi. I buoni Spiriti, in questo caso, possono benissimo dar loro il potere di fare ciò che si domanda, il che non esclude che sia severamente punito più tardi il temerario che avesse osato invocare il loro soccorso e attribuire a loro più potenza che a Dio. Sarebbe inutile promettere a sé stessi di fare in seguito buon uso dell'aiuto richiesto e di congedare il servitore una volta reso il servigio. Questo stesso servigio che noi abbiamo sollecitato, per quanto minimo possa essere, è un vero patto concluso con il cattivo Spirito, e costui non abbandona facilmente la sua preda (vedere n. 212).
279. L'ascendente non si esercita sugli Spiriti inferiori se non attraverso la
superiorità morale. Gli Spiriti perversi sentono che gli uomini dabbene li dominano; di fronte a colui che non oppone loro che l'energia della volontà — una specie di forza bruta —, essi lottano e spesso sono i più forti. Qualcuno cercava così di domare uno Spirito ribelle, attraverso la sua volontà; lo Spirito gli rispose:
Lasciami dunque in pace, tu con le tue arie da smargiasso, tu che non vali certo più di me. Si è forse mai sentito che un ladro fa la morale a un altro ladro? Ci si stupisce che il nome di Dio che s'invoca contro di loro si riveli spesso impotente. San Luigi ne ha data la ragione nella risposta seguente.
«Il nome di Dio non ha influenza sugli Spiriti imperfetti, se non sulla bocca di colui che possa servirsene con autorità, per le Sue virtù. Sulla bocca dell'uomo che non abbia sullo Spirito alcuna superiorità morale, è una parola come un'altra. La medesima cosa avviene con le cose sante con cui si cercasse di dominarli. L'arma più terribile è inoffensiva nelle mani inabili a servirsene o incapaci a maneggiarla.»
Linguaggio da tenersi con gli Spiriti
280. Il grado di superiorità o d'inferiorità degli Spiriti indica naturalmente il tono che conviene tenere con loro. È evidente che più essi sono elevati, più hanno diritto al nostro rispetto, ai nostri riguardi e alla nostra sottomissione. Non dobbiamo testimoniare loro meno deferenza di quanta ne avremmo loro dimostrata da vivi, sia pure per altri motivi: sulla Terra noi avremmo considerato il loro rango e la loro posizione sociale; nel mondo degli Spiriti, il nostro rispetto si rivolge solo alla superiorità morale. La loro stessa elevazione li pone al disopra delle puerilità delle nostre forme adulatorie. Non è con le parole che ci si può accattivare la loro benevolenza, bensì con la sincerità dei sentimenti. Sarebbe perciò ridicolo dar loro i titoli che le nostre usanze consacrano alla distinzione dei ranghi, e che, da vivi, avrebbero potuto lusingare la loro vanità. Se essi sono realmente superiori, non solo non ci tengono, ma di ciò si dispiacciono. Un pensiero buono è loro più gradito degli appellativi più elogiativi; se fosse altrimenti, essi non sarebbero al disopra dell'Umanità. Lo Spirito d'un venerabile ecclesiastico, che fu sulla Terra un principe della Chiesa, uomo dabbene che praticava la legge di Gesù, rispose un giorno a qualcuno che lo evocava dandogli il titolo di Monsignore: «Tu dovresti dire almeno ex-Monsignore, perché qui non c'è altro Signore all'infuori di Dio. Sappi che io vedo certuni che sulla Terra si genuflettevano ai miei piedi, e davanti ai quali m'inchino io stesso».
Quanto agli Spiriti inferiori, il loro carattere ci indica il linguaggio che conviene tenere con loro. Nel numero ce ne sono di quelli che, benché inoffensivi e perfino benevoli, sono leggeri, ignoranti, sconsiderati. Trattarli però alla stregua degli Spiriti seri, così come fanno certe persone, allora tanto varrebbe inchinarsi davanti a uno scolaro o davanti a un asino a cui fosse stato messo in testa un berretto da dottore. Un tono di familiarità non dovrebbe essere inopportuno con loro, che per questo non si formalizzano; al contrario, vi si prestano volentieri.
Fra gli Spiriti inferiori ve ne sono di quelli che sono infelici. Quali che siano gli errori che stanno espiando, le loro sofferenze costituiscono titoli tanto maggiori per la nostra commiserazione, in quanto è certo che nessuno può illudersi di sfuggire a queste parole del Cristo: «Colui che è senza peccato scagli la prima pietra». È per loro un sollievo la benevolenza che noi dimostriamo loro. In mancanza di simpatia, essi devono trovare in noi quell'indulgenza che desidereremmo si avesse verso di noi.
Gli Spiriti che rivelano la loro inferiorità, con il cinismo del loro linguaggio, con le menzogne, con la bassezza dei loro sentimenti, con la perfidia dei loro consigli, sono sicuramente meno degni del nostro interesse di quelli le cui parole attestano il pentimento. Noi dobbiamo loro almeno la pietà che accordiamo ai più grandi criminali; e il mezzo per ridurli al silenzio è quello di mostrarsi superiori a loro. Essi si lasciano andare solo con le persone dalle quali credono di non aver nulla da temere, perché gli Spiriti perversi avvertono la superiorità degli uomini dabbene come pure gli Spiriti elevati.
Riassumendo, quanto sarebbe da parte nostra irriverente trattare da pari a pari con gli Spiriti superiori, tanto sarebbe ridicolo avere una medesima referenza per tutti senza eccezione. Facciamo dunque in modo di avere della venerazione per quanti la meritano, della riconoscenza per quanti ci proteggono e ci assistono, per tutti gli altri una benevolenza di cui un giorno forse potremmo aver bisogno noi stessi. Penetrando nel mondo incorporeo, impariamo a conoscerlo, e questa conoscenza ci deve guidare nei nostri rapporti con quelli che lo abitano. Gli Antichi, nella loro ignoranza, innalzarono loro degli altari; per noi, non sono che delle creature più o meno perfette, e gli altari, noi, non li innalziamo che a Dio.
Utilità delle evocazioni particolari
281. Le comunicazioni che si ottengono dagli Spiriti molto elevati, o da quelli che hanno animato i grandi personaggi dell'antichità, sono preziose per l'alto insegnamento che esse racchiudono. Questi Spiriti hanno acquistato un grado di perfezione che permette loro di abbracciare una sfera di idee più estesa, di penetrare misteri che oltrepassano la portata volgare dell'Umanità e, di conseguenza, di iniziarci meglio di altri a certe cose. Non ne consegue, però, che le comunicazioni degli Spiriti d'un ordine meno elevato siano senza utilità: in esse l'osservatore può cogliere più di un insegnamento. Per studiare i costumi di un popolo, bisogna studiarlo in tutti i gradi della scala sociale. Chiunque non l'avesse visto che sotto un solo aspetto lo conoscerebbe male. La storia di un popolo non è quella dei suoi re e dei suoi vertici sociali; per giudicarlo bisogna vederlo nella sua vita intima e nelle sue abitudine private. Ora, gli Spiriti superiori sono i vertici del mondo spiritista; la loro stessa elevazione li colloca talmente al disopra di noi che siamo spaventati dalla distanza che ci separa. Spiriti più borghesi — ci si passi questa espressione — ci rendono più palpabili le circostanze della loro nuova esistenza. In essi, il legame tra la vita corporea e la vita spiritista è più intima; noi la comprendiamo meglio perché ci tocca più da vicino. Apprendendo da loro stessi ciò che sono diventati, ciò che pensano, ciò che provano gli uomini di tutte le condizioni e di tutti i caratteri, gli uomini dabbene e i viziosi, i grandi e i modesti, i fortunati e gli sfortunati del secolo, in una parola gli uomini che hanno vissuto tra noi, che abbiamo visto e conosciuto, e dei quali conosciamo la vita reale, le virtù e i difetti, ben ne comprendiamo le gioie e le sofferenze. Agli uni e agli altri noi ci associamo e da questi e da quelli traiamo un insegnamento morale tanto più proficuo quanto più intimi saranno i rapporti tra loro e noi. Noi ci mettiamo più facilmente al posto di colui che è stato nostro pari che di colui che vediamo soltanto attraverso il miraggio di una gloria celeste. Gli Spiriti volgari ci mostrano l'applicazione pratica delle grandi e sublimi verità, di cui gli Spiriti superiori ci insegnano la teoria. D'altronde, nulla è inutile nello studio d'una scienza: Newton ha trovato la legge delle forze dell'Universo nel più semplice dei fenomeni.
L'evocazione degli Spiriti volgari ha inoltre il vantaggio di metterci in contatto con degli Spiriti sofferenti che si possono consolare e di cui si può facilitare l'avanzamento per mezzo di utili consigli. Ci si può dunque rendere utili, istruendo allo stesso tempo noi stessi. C'è dell'egoismo nel cercare soltanto la propria soddisfazione nelle manifestazioni degli Spiriti, e colui che disdegna di tendere una mano a coloro che sono infelici dà nello stesso tempo una prova d'orgoglio. A che cosa gli serve ottenere delle belle raccomandazioni dagli Spiriti eletti, se ciò non rende migliore lui stesso, cioè più caritatevole e più benevolo verso i suoi fratelli di questo mondo e dell'altro? Che cosa diventerebbero i poveri malati se i medici si rifiutassero di toccare le loro piaghe?
282. Domande sulle evocazioni 1. Si possono evocare gli Spiriti senza essere medium?
«Tutti possono evocare gli Spiriti, e se quelli che voi chiamate non possono manifestarsi materialmente, non per questo essi cessano di essere vicino a voi e di ascoltarvi.»
2. Lo Spirito evocato risponde sempre all'appello che gli viene rivolto?
«Ciò dipende dalle condizioni in cui egli si trova, perché ci sono delle circostanze in cui non lo può fare.»
3. Quali sono le cause che possono impedire a uno Spirito di venire alla nostra chiamata?
«La sua volontà prima di tutto, poi il suo stato corporeo se egli è reincarnato, le missioni di cui può essere incaricato, oppure ancora il permesso che può essergli rifiutato.
Ci sono Spiriti che non possono mai comunicare: sono quelli che, per la loro natura, ancora appartengono a mondi inferiori alla Terra. Non lo possono neppure coloro che si trovano nelle sfere di punizione, a meno che non sia loro accordato un permesso superiore, ma solo per uno scopo di utilità generale. Perché uno Spirito possa comunicare, bisogna ch'egli abbia raggiunto il grado d'avanzamento del mondo in cui è chiamato, altrimenti è estraneo alle idee di questo mondo e non ha alcun punto di riferimento per esprimersi. Non è la stessa cosa per gli Spiriti che sono inviati in missione o in espiazione nei mondi inferiori: essi hanno le idee necessarie per rispondere.»
4. Per quali motivi il permesso di comunicare può essere rifiutato a uno Spirito?
«Tale rifiuto può essere una prova o una punizione per lui o per colui che lo chiama.»
5. Come degli Spiriti dispersi nello spazio o nei diversi mondi possono udire le evocazioni che sono loro rivolte da tutti i punti dell’Universo?
«Spesso essi ne sono avvertiti dagli Spiriti familiari che vi circondano e che vanno a cercarli. Ma accade qui un fenomeno che è difficile spiegarvi, perché voi non potete ancora comprendere come avviene tra gli Spiriti la trasmissione del pensiero. Ciò che io posso dirvi è che lo Spirito da voi evocato, per quanto lontano egli si trovi, riceve, per così dire, il contraccolpo del pensiero come una sorta di commozione elettrica che richiama la sua attenzione verso il lato da cui proviene il pensiero che è a lui indirizzato. Si può dire ch'egli senta il pensiero, come voi sulla Terra sentite la voce.»
— Il fluido universale è il veicolo del pensiero, come l'aria è quello del suono?
«Sì, ma con la differenza che il suono non può farsi sentire se non in un raggio molto limitato, mentre il pensiero raggiunge l'infinito. Lo Spirito, nello spazio, è come il viaggiatore nel mezzo di una vasta pianura, il quale, udendo tutt'a un tratto pronunciare il suo nome, si diriga verso il punto dove lo si chiama.»
6. Sappiamo che le distanze, per gli Spiriti, sono poca cosa, tuttavia ci si stupisce di vederli a volte rispondere così prontamente all'appello, come se fossero stati pronti.
«Il fatto è che a volte essi lo sono. Se l'evocazione è premeditata, lo Spirito è avvertito anticipatamente e spesso si trova sul posto prima ancora del momento in cui lo si chiama.»
7. Accade forse che il pensiero dell'evocatore è udito più o meno facilmente a seconda delle circostanze?
«Senza alcun dubbio. Lo Spirito è più vivamente toccato, quando chiamato da un sentimento di simpatia e di benevolenza. È come se riconoscesse una voce amica. Senza ciò, accade sovente che l'evocazione
non produca alcun effetto. Il pensiero che scaturisce dall’evocazione tocca lo Spirito; se è mal diretto, si perde nel vuoto. Accade con gli Spiriti ciò che accade con gli uomini; se colui che li chiama è a loro indifferente o antipatico essi possono sì sentirlo, ma il più delle volte non lo ascoltano.»
8. Lo Spirito evocato viene spontaneamente oppure vi è costretto?
«Egli obbedisce alla volontà di Dio, vale a dire alla legge generale che regge l'Universo. Tuttavia, il termine costretto non si adatta al caso, poiché lo Spirito giudica se è utile andare: e qui, ancora, egli esercita il libero arbitrio. Lo Spirito superiore viene sempre quando è chiamato per un fine utile; egli si rifiuta di rispondere solo negli ambienti di persone poco serie che trattano la cosa per divertimento.»
9. Lo Spirito evocato può rifiutarsi di presentarsi all'appello che gli è stato rivolto?
«Certamente. Dove sarebbe allora il suo libero arbitrio senza ciò? Ma voi credete che tutti gli esseri dell'Universo siano ai vostri ordini? E voi stessi d'altronde vi credete obbligati a rispondere a tutti quelli che pronunciano il vostro nome? Quando io dico ch'egli si può rifiutare, intendo su domanda dell'evocatore, perché uno Spirito inferiore può essere costretto a venire da uno Spirito superiore.»
10. C'è per l'evocatore un mezzo per costringere uno Spirito a venire suo malgrado?
«Nessuno, se questo Spirito è vostro pari o a voi superiore in moralità — dico in
moralità e non in intelligenza —, perché voi non avete su di lui alcuna autorità. Se è a voi inferiore, voi potete costringerlo, se ciò è per il suo bene, poiché allora altri Spiriti vi aiuteranno» (n. 279).
11. Ci sono degli inconvenienti a evocare degli Spiriti inferiori? E ci sarebbe da temere, chiamandoli, di porsi sotto il loro dominio?
«Essi non dominano altri che quelli che si lasciano dominare. Colui che è assistito da buoni Spiriti non ha niente da temere; egli s'impone agli Spiriti inferiori, e questi non s'impongono a lui. Nell'isolamento, i medium, soprattutto quelli che incominciano, devono astenersi da queste specie di evocazione» (n. 278).
12 — Sono necessarie alcune disposizioni speciali per le evocazioni?
«La più essenziale di tutte le disposizioni è il raccoglimento, quando si desidera avere a che fare con degli Spiriti seri. Con la fede e il desiderio del bene, si ha più forza per evocare gli Spiriti superiori. Elevando la propria anima con qualche istante di raccoglimento al momento dell'evocazione, ci si identifica con i buoni Spiriti e li si dispone a venire.»
13. È necessaria la fede per le evocazioni?
«La fede in Dio, sì. La fede d'altronde verrà se volete il bene e se avete il desiderio di istruirvi.»
14. Gli uomini riuniti in una comunione di pensieri e di intenzioni hanno più potere per evocare gli Spiriti?
«Quando tutti sono riuniti dalla carità e per il bene, si ottengono grandi cose. Nulla è più nocivo al buon esito delle evocazioni quanto la divergenza di pensieri.»
15. La precauzione di formare la catena, dandosi tutti la mano per alcuni minuti all'inizio delle riunioni, è utile?
«La catena è un mezzo materiale, che non stabilisce l'unione tra di voi se essa già non esiste nel pensiero. Ma più utile di tutto questo è unirsi in un pensiero comune chiamando, ciascuno dal canto suo, i buoni Spiriti. Voi non sapete tutto ciò che si potrebbe ottenere in una riunione seria, da cui si fosse bandito ogni sentimento d'orgoglio e di individualismo, e dove regnasse un perfetto sentimento di reciproca cordialità.»
16. Sono preferibili le evocazioni a ore e giorni fissi?
«Sì. E, se possibile, nel medesimo luogo: gli Spiriti vi intervengono più volentieri. È il desiderio costante che voi avete che aiuta gli Spiriti a mettersi in comunicazione con voi. Gli Spiriti hanno le loro occupazioni che non possono lasciare
all'improvviso per la vostra soddisfazione personale. Io dico nel medesimo luogo, ma non crediate che questo sia un obbligo assoluto, poiché gli Spiriti vanno dappertutto. Io voglio dire che un luogo consacrato a questo è preferibile, perché il raccoglimento diverrebbe lì più perfetto.»
17. Certi oggetti, quali medaglie e talismani, hanno la proprietà di attirare o respingere gli Spiriti, come alcuni pretendono?
«Questa domanda è inutile, perché voi sapete bene che la materia non esercita alcuna azione sugli Spiriti. State pur certi che mai un buono Spirito consiglierebbe simili assurdità. La virtù dei talismani, di qualsiasi natura essi siano, non è mai esistita se non nell'immaginazione dei creduloni.»
18 - Che cosa pensare degli Spiriti che fissano degli appuntamenti in luoghi lugubri e in ore indebite?
«QuestiSpiriti si divertono a spese di quelli che li stanno ad ascoltare. È sempre inutile e spesso dannoso cedere a tali suggestioni: inutile perché non ci si guadagna assolutamente nient'altro che d'essere ingannati; dannoso, non per il male che possono fare gli Spiriti, ma per l'influenza che tali cose possono esercitare su delle menti deboli.»
19. Ci sono ore e giorni più propizi alle evocazioni?
«Per gli Spiriti ciò è del tutto indifferente - come tutto ciò che è materiale -, e sarebbe una superstizione credere all'influenza dei giorni e delle ore. I momenti più propizi sono quelli in cui l'evocatore è il meno distratto possibile dalle sue occupazioni abituali; quelli in cui il suo corpo e il suo spirito sono più calmi.»
20. L'evocazione è per gli Spiriti una cosa gradevole o penosa? Vengono essi volentieri quando li si chiama?
«Ciò dipende dal loro carattere e dal motivo per cui sono chiamati. Quando l'obbiettivo è lodevole e quando l'ambiente è simpatico, per loro l'evocazione è cosa piacevole e anche attraente; gli Spiriti sono sempre felici dell'affetto che viene loro dimostrato. Ce ne sono di quelli per i quali è una grande felicità comunicare con gli uomini e che soffrono dell'abbandono in cui li si lascia. Ma, come ho già detto, questo dipende anche dal loro carattere. Tra gli Spiriti ci sono pure dei misantropi, cui non piace essere disturbati e le cui risposte risentono del loro cattivo umore, soprattutto quando essi sono chiamati da persone a loro indifferenti, alle quali essi non s'interessano. Uno Spirito spesso non ha alcun motivo per presentarsi alla chiamata di uno sconosciuto che è a lui indifferente e che quasi sempre è mosso dalla curiosità. Se viene, non fa generalmente che delle brevi apparizioni, a meno che nell'evocazione non vi sia uno scopo serio e istruttivo.»
OSSERVAZIONE. Ci sono persone che evocano i loro parenti solo per chieder loro le cose più ordinarie della vita materiale. Per esempio, l'uno per sapere se affitterà o venderà la sua casa, un altro per conoscere il guadagno che trarrà dal suo commercio, un altro ancora per conoscere il luogo dove c'è del denaro nascosto, o se il tale affare sarà o non sarà vantaggioso. I nostri parenti d'oltretomba non s'interessano a noi che in ragione dell'affetto che noi nutriamo per loro. Se ogni nostro pensiero si limita a crederli degli indovini, se pensiamo a loro solo per ottenere delle informazioni, essi non possono avere per noi una grande simpatia, e non ci si deve stupire della poca benevolenza ch'essi ci dimostrano.
21. C'è differenza tra i buoni e i cattivi Spiriti, per quanto riguarda la sollecitudine con cui rispondono al nostro appello?
«Ce n'è una grandissima: i cattivi Spiriti non vengono volentieri se non quando sperano di dominare e di ingannare; ma essi provano una viva contrarietà quando sono costretti a venire per confessare le loro colpe e non chiedono altro se non di andarsene, proprio come uno scolaro quando lo si chiama per riprenderlo. Essi possono esservi obbligati da Spiriti superiori, come castigo e per l'istruzione degli incarnati. L'evocazione diventa penosa per i buoni Spiriti, quando sono chiamati inutilmente per futili motivi; allora essi non vengono oppure si ritirano.
Voi potete dire che per principio gli Spiriti, quali che essi siano, non amano, esattamente come voi, servire da distrazione per i curiosi. Spesso voi non avete altro motivo, invocando uno Spirito, che quello di stare a vedere ciò che vi dirà, oppure di interrogarlo su delle particolarità della sua vita, ch'egli non desidera farvi conoscere, poiché non ha alcun motivo per farvi le sue confidenze. E credete voi ch'egli vada a piazzarsi sul banco degli imputati solo per far piacere a voi? Disingannatevi. Ciò che non avrebbe fatto da vivo, non lo farà a maggior ragione come Spirito.»
OSSERVAZIONE. L'esperienza prova, in effetti, che l'evocazione è sempre gradita agli Spiriti quando essa è fatta per uno scopo serio e utile. buoni vengono con piacere a istruirci; quelli che soffrono trovano sollievo nella simpatia che si dimostra loro; quelli che abbiamo conosciuto sono lieti che li si ricordi. Gli Spiriti leggeri amano essere evocati dalle persone frivole, perché ciò fornisce loro un'occasione per divertirsi a spese di quelle; mentre si trovano a disagio con le persone serie.
22. Gli Spiriti, per manifestarsi, hanno sempre bisogno di essere evocati?
«No. Essi si presentano molto spesso senza essere chiamati, e questo prova ch'essi vengono volentieri.»
23. Quando uno Spirito si presenta da sé, si è più certi della sua identità?
«In nessuna maniera. Infatti gli Spiriti ingannatori impiegano spesso questo mezzo per meglio ingannare.»
24. Quando si invoca con il pensiero lo Spirito di una persona, questo Spirito viene da noi anche quando non ci sia manifestazione per mezzo della scrittura o altro?
«La scrittura è, per lo Spirito, un mezzo materiale per attestare la sua presenza, ma è il pensiero che lo attira e non il fatto della scrittura.»
25. Quando uno Spirito inferiore si manifesta, lo si può obbligare a ritirarsi?
«Sì, non dandogli ascolto. Ma come volete che si ritiri se voi vi divertite ale sue volgarità? Gli Spiriti inferiori si attaccano a coloro che li ascoltano con compiacenza, come gli stolti fra di voi.»
26. L'evocazione fatta nel nome di Dio è una garanzia contro l'intrusione di cattivi Spiriti?
«Il nome di Dio non è un freno per tutti gli Spiriti perversi, ma ne trattiene molti. Con questo mezzo voi ne allontanate sempre qualcuno e ben di più ne allontanereste se tale evocazione fosse fatta dal profondo del cuore e non come una formula banale.»
27. Si potrebbero evocare nominativamente molti Spiriti nello stesso tempo?
«Non vi è in ciò alcuna difficoltà, e se voi aveste tre o quattro mani per scrivere, tre o quattro Spiriti vi risponderebbero nello stesso tempo; è ciò che accade quando si dispone di molti medium.»
28. Allorché molti Spiriti siano evocati simultaneamente e non ci sia che un solo medium, qual è quello che risponde?
«Uno di loro risponde per tutti ed esprime il pensiero collettivo.»
29. Il medesimo Spirito potrebbe comunicare simultaneamente, seduta stante attraverso due differenti medium?
«Tanto facilmente quanto, tra di voi, quelli che dettano varie lettere nello stesso tempo.»
OSSERVAZIONE. Abbiamo visto uno Spirito rispondere nello stesso tempo, per mezzo di due medium, alle domande che gli erano rivolte dall'uno in inglese e dall'altro in francese, e le risposte erano concettualmente identiche; alcune, anzi, erano la traduzione letterale l'una dell'altra.
Due Spiriti evocati simultaneamente da due medium possono stabilire tra di loro una conversazione. Non essendo questo genere di comunicazione affatto necessario per loro, poiché essi leggono reciprocamente i loro pensieri, tuttavia vi si prestano qualche volta per nostra istruzione. Se sono degli Spiriti inferiori, siccome sono ancora imbevuti delle passioni terrene e delle idee corporee, può accadere ch'essi litighino e si apostrofino con parole rozze, che si rinfaccino reciprocamente i loro torti, e anche che si lancino l'un l'altro matite, canestrelli, tavolette ecc.
30. Lo Spirito evocato, interrogato nello stesso tempo su più punti, può rispondere simultaneamente alle domande che gli vengono rivolte?
«Sì, se è uno Spirito elevato.»
— In questo caso, lo Spirito si divide, oppure ha il dono dell'ubiquità?
«Il sole è uno e tuttavia s'irradia tutt'intorno, portando lontano i suoi raggi senza suddividersi. La stessa cosa avviene per gli Spiriti. Il pensiero dello Spirito è come una scintilla che proietta lontano la sua luce e può essere vista da tutti i punti dell'orizzonte. Più lo Spirito è puro, più il suo pensiero
s'irradia e si spande come la luce. Gli Spiriti inferiori sono troppo materiali; essi non possono rispondere che a una sola persona per volta e non possono venire in un luogo, se sono chiamati in un altro.
Uno Spirito superiore chiamato nello stesso tempo in due punti differenti risponderà alle due evocazioni, nel caso fossero, sia l'una sia l'altra, altrettanto fervide e altrettanto serie. In caso contrario, egli darà la preferenza alla più seria.»
OSSERVAZIONE. È ciò che succede con un uomo il quale, senza cambiare di posto, può trasmettere il suo pensiero, per mezzo di segnali percettibili, da differenti lati.
In una seduta della Società Parigina di Studi Spiritisti, dove era stata discussa la questione dell'ubiquità, uno Spirito dettò spontaneamente la seguente comunicazione:
«Voi domandavate questa sera qual è la gerarchia degli Spiriti riguardante l'ubiquità. Paragonateci a un aerostato che si libri a poco a poco in aria. Quando ancora rasenta terra, solo quelli che stanno dentro un piccolissimo cerchio possono scorgerlo. Nella misura in cui esso s'innalza, il cerchio per lui si allarga, e quando è pervenuto a una certa altezza, esso apparirà a un numero infinito di persone. È ciò che succede con noi. Un cattivo Spirito, che è ancora attaccato alla Terra, resta in un cerchio ristretto tra le persone che lo vedono. Quando sale in grazia, quando cioè si migliora, egli potrà conversare con molte persone; e quando sarà divenuto uno Spirito superiore, egli potrà irradiarsi come la luce del sole, mostrarsi a molte persone e in molti luoghi contemporaneamente.»